Quale soluzione scegliere per innovare? Il quesito può sembrare a prima vista scolastico, ma la risposta ha indubbie ricadute sulle scelte imprenditoriali legate all’innovazione nelle PMI
Semplificando al massimo i concetti di innovazione e cambiamento, possiamo affermare che innovare significa “fare le solite cose in modo nuovo”, cioè affrontare e svolgere con modalità innovative le attività tipiche dell’azienda. Cambiare, invece, richiede di “fare nuove cose in modo diverso”, e implica l’introduzione di modalità differenti per applicare modelli, eseguire attività e sviluppare strategie nuove rispetto alla “normalità”.
Se in definitiva, “innovare” significa letteralmente migliorare la vita di tutti giorni risolvendo problemi che richiedono soluzioni originali, non disponibili o possibili in passato, a quale figura rivolgersi per ottenere questo risultato?
Un serio ostacolo alla capacità di innovare delle PMI è dato dal Sistema Italia
Secondo l’Ambrosetti Innosystem Index 2023, l’Italia è ancora distante da Paesi come Regno Unito, Austria, Francia e Germania, collocandosi al quartultimo posto su 22 Paesi ad alta performance innovativa per quanto riguarda l’ecosistema dell’innovazione. Dalla ricerca emerge che, pur possedendo grandi potenzialità, l’Italia fatica a costruire un ecosistema dell’innovazione valorizzante, a cogliere le opportunità offerte dalle tecnologie e governare la trasformazione digitale, che consentono di perseguire uno sviluppo sostenibile.
In questo scenario non esaltante, il sistema delle PMI, salvo casi limitati, ha sempre giocato un ruolo di resistenza, diffidenza e refrattarietà ai cambiamenti. Quindi, il nostro Paese rischia tuttora di vanificare le aree di eccellenza che nonostante tutto possiamo vantare.
Un dato numerico che spiega tutto: il fatturato italiano del Temporary management raggiunge un valore stimato di circa 150 milioni – meno di un decimo di Germania e UK – quindi di fatto marginale. Il mercato degli Innovation manager praticamente non esiste e sfugge al rilevamento: semplicemente non esiste una domanda.
Il rapporto tra Temporary management e Innovazione aziendale
È intuitivo che per competenze, esperienze, funzioni e approccio alla problematica dell’innovazione estesa e trasversale, i due ruoli siano sostanzialmente distinti e non sovrapponibili. Un ottimo temporary manager può non essere un innovatore e viceversa: dipende da indole, vissuto, esperienze e background tecnico. La mentalità e l’approccio al compito fanno la differenza e non è detto infatti che le due mentalità possano albergare nella stessa persona.
Quindi, probabilmente un TM non è un innovatore, salvo casi e situazioni peculiari. Ma d’altronde promuovere l’innovazione non rientra nei suoi canoni né nelle richieste che il mercato gli rivolge. Occorre pertanto fare chiarezza sui percorsi manageriali e definire le caratteristiche ed i limiti di entrambi i ruoli di Temporary manager e di Innovation manager:
Caratteristiche e funzioni dei TM
Le aziende italiane, soprattutto le PMI, spesso non sono considerate il luogo dove merito, creatività, autonomia, partecipazione, idee alternative vengono accettate e incentivate. Anzi, di solito, chi vuole introdurre soluzioni innovative che entrano in contrasto con le liturgie e i paradigmi indiscussi della tradizione consolidata, ha vita breve: o si uniforma rapidamente al Mainstream o viene messo in condizioni di non nuocere alla stabilità e alla continuità, di solito con la sua fuoriuscita.
Gli ex-Top manager convertiti al Temporary management solitamente applicano e replicano modelli direzionali e comportamentali appresi nel loro percorso professionale in grandi aziende italiane oppure in ambito internazionale. Sicuramente, un TM referenziato ha acquisito capacità di leadership, abilità di comunicazione, competenze in amministrazione, controllo di gestione e finanza aziendale, esperienze di ottimizzazione di processi e costi, capacità di mediazione magari evitando sapientemente conflittualità con la proprietà e gli amministratori.
Nella concezione prevalente, il TM è chiamato a soddisfare specifiche esigenze aziendali: presidiare un’area critica, colmare un vuoto temporaneo nel management, operare nel riassetto dell’organizzazione. O ancora, gestire un passaggio generazionale o un’acquisizione, risolvere carenze gestionali ed operative con soluzioni permanenti. Fino a prevenire o intervenire in situazioni di potenziale criticità. Gli incarichi e i mandati conferiti si riferiscono essenzialmente a posizioni temporanee di CFO, CEO, COO, che non hanno l’innovazione tra le loro prerogative primarie e i loro obiettivi- Piuttosto, sono posizioni che assolvono al compito di garantire gli equilibri tra le componenti familiari, la stabilità e la continuità produttiva, la salvaguardia del patrimonio, il valore del capitale. Per chiarire meglio, se alla proprietà aziendale interessa introdurre strumenti, metodiche, procedure e modalità di gestione diverse dalle attuali, nel senso di migliorare l’operatività, allora il TM può rappresentare la soluzione adeguata.
Alla domanda iniziale se il ricorso alle prestazioni di un TM implichi per naturale inclinazione l’avvio di un processo di innovazione radicale ed estensiva in azienda, la risposta è quindi negativa, o almeno non è implicito che sia un suo obiettivo o una sua capacità.
Caratteristiche e funzioni degli IM
A livello politico, accademico, imprenditoriale e tra gli stessi addetti ai lavori si tende ancora ad identificare la figura dell’IM con un ruolo molto tecnologico, di specialista prevalentemente informatico con background nel software, nelle reti e nell’automazione.
Intendendo così una persona esperta con grande competenza in materie tecniche, che sappia individuare quali innovazioni di prodotto/processo/materiali siano strategiche per la crescita dell’azienda. È una concezione riduttiva e fuorviante, che mette in ombra gli aspetti più qualificanti del fondamentale ruolo che un IM è chiamato a svolgere. Non prevalentemente o esclusivamente un tecnologo ma soprattutto un profondo conoscitore di tutti i meccanismi, i processi, le dinamiche e le prassi aziendali.
La missione dell’Innovation Manager consiste nel saper guidare il cambiamento di un’azienda a tutti i livelli per aumentarne la competitività. Può ricorrere sicuramente all’accelerazione tecnologica, ma non in via prevalente ed esclusiva. Avere le competenze multidisciplinari, la visione, l’esperienza e la formazione per riuscire in tutto questo rappresenta certamente una discriminante che impone una valutazione molto selettiva dei requisiti di un IM.
Il manager dell’innovazione in azienda deve essere una persona molto esperta con competenze diversificate e un solido mix di hard e soft skills, per guidare la trasformazione digitale con visionarietà e pragmatismo allo stesso tempo. Deve saper ascoltare, decidere e far decidere. Deve possedere inoltre una forte capacità di realizzazione dei Task, comprensione del business e della tecnologia digitale, un ruolo trasversale quindi, che mira a coinvolgere tutte le diverse aree aziendali di Business insieme a tutte le funzioni di staff.
L’Innovation manager deve dimostrarsi dotato di visione prospettica, inventiva, intuito, creatività, determinazione. Le sue caratteristiche peculiari lo portano ad essere soprattutto un ricercatore di idee, stratega dell’innovazione, sviluppatore di visioni, creatore organizzativo, propagatore culturale, generatore di progetti, divulgatore delle logiche di cambiamento, per portare l’azienda ad un deciso cambio soprattutto culturale. Con questa accezione, si arriva ad una sostanziale equiparazione tra IM e Change manager.
In conclusione, se l’obiettivo è quello di introdurre un salto culturale e cambiamenti sostanziali tramite l’innovazione, la figura ideale consiste nel manager dell’innovazione temporaneo. Una figura in grado di assolvere al mandato principale e perseguire contestualmente un percorso di evoluzione gestionale, organizzativa, operativa ma soprattutto mentale e culturale. Per facilitare la scelta del professionista più indicato, si può sintetizzare il quadro così: se l’esigenza gestionale da soddisfare è di tipo specialistico/verticale nessun dubbio sul ricorso a un TM qualificato, meglio se certificato. Se invece il percorso di innovazione è esteso a più funzioni e di tipo multidisciplinare/trasversale, il consiglio è di rivolgersi ad un IM con valida certificazione delle competenze.
PER SAPERNE DI PIù: https://tinnovamag.com/manager-temporaneo-il-miglior-alleato-delle-pmi/