Industria 4.0: vantaggi e opportunità del revamping
DAI REQUISITI TECNICI ALLE FINALITÀ DELLA MISURA COME ACCEDERE AL CREDITO DI IMPOSTA PREVISTO FINO AL 2025
Allungare la vita delle macchine, limitare l’immissione in ambiente di nuovi materiali, contenere i costi e poter disporre in tempi rapidi di macchinari efficienti, in una fase della produzione rallentata a causa delle difficoltà nel reperimento delle materie prime.
Sono tra i più rilevanti vantaggi del revamping, la pratica di ammodernamento delle macchine che può godere, all’interno del programma Industria 4.0, di importanti benefici fiscali. Se ne è parlato lo scorso maggio a MECFOR, l’appuntamento b2b per l’industria della meccanica e manifatturiera, organizzato da Fiere di Parma e CEU-Centro Esposizioni UCIMU (l’ente collegato con l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione), al convegno “Revamping e 4.0: i vantaggi in ottica 4.0”.
La misura
Quali sono quindi i beni oggetto della misura? Quali i requisiti richiesti perché un intervento sia riconosciuto come revamping? E quali sono le finalità ultime di interventi simili? Partiamo dalla definizione. Per revamping si intende la sostituzione di parti usurate o l’integrazione con parti migliorative al fine di realizzare una macchina rinnovata. Le modifiche devono essere sostanziali e puntare a finalità specifiche. Enrico Annacondia, della Direzione Tecnica di UCIMU ha spiegato che l’agevolazione è prevista esclusivamente per le macchine utensili e i beni strumentali inseriti nelle categorie previste dagli allegati A (beni strumentali) e B (software) della circolare 4/E del Mise, emanata nel marzo 2017, poi ampliata da successive circolari.
Le macchine coinvolte sono quelle il cui funzionamento è controllato da sistemi computerizzati o gestito tramite opportuni sensori e azionamenti. Sotto questa categoria ricadono quindi le principali categorie di beni strumentali utilizzate nel manifatturiero, ad esempio le macchine utensili per asportazione, per la deformazione plastica dei metalli, per la manifattura additiva, per l’assemblaggio, la giunzione e la saldatura, il confezionamento e imballaggio, i robot, e così via. Sono coinvolti dalla misura anche i sistemi per l’assicurazione della qualità e della sostenibilità. Si tratta di tutti quei sistemi correlati alla sensorizzazione di macchine e impianti, al monitoraggio delle condizioni di lavoro, alla tracciabilità dei prodotti, alla gestione della qualità, alla caratterizzazione del prodotto e dei materiali. Vengono inoltre inclusi i dispositivi per l’interazione uomo-macchina e per il miglioramento dell’ergonomia e della sicurezza del posto di lavoro in logica “4.0”. Ovvero tutti quegli strumenti che migliorano le condizioni di lavoro dell’operatore umano e integrano i dati nel flusso informativo dell’azienda. Infine, la misura comprende i beni immateriali (software, sistemi e system integration, piattaforme e applicazioni) connessi a investimenti in beni materiali “Industria 4.0”. Programmi quindi di progettazione, di virtualizzazione e simulazione, decentralizzazione, elaborazione e storage remoto dei dati, servitizzazione. In linea con quanto già stabilito per la preesistente misura del superammortamento, i beni agevolati possono essere acquisiti sia mediante l’acquisizione in proprietà, sia con un contratto di locazione finanziaria.
Gli obiettivi
Fulvio Sassi della TIFQ, società del gruppo ICIM group, ha messo in evidenza le finalità del revamping. La prima è quella di ridurre i costi di produzione, anche in un’ottica di progressiva automazione. C’è poi la necessità di contenere le dimensioni delle macchine e di sviluppare layout più efficienti. Il revamping serve inoltre ad aumentare l’affidabilità del sistema di controllo e delle parti legate alla sicurezza, e infine, ma non per importanza, deve puntare all’interconnessione dei dati aziendali con i dati di produzione. I beni coinvolti, oltre alla conformità normativa, devono rispondere anche ai più recenti parametri di sicurezza, salute e igiene del lavoro. È previsto inoltre l’obbligo di marcatura CE, che comporta la presenza delle istruzioni, della Dichiarazione di Conformità CE, della targa CE e del Fascicolo Tecnico. Per quanto riguarda i beni strumentali inoltre, sono cinque i requisiti obbligatori da soddisfare.
Il primo è che la macchina abbia un controllo numerico o PLC. È necessaria poi l’interconnessione ai sistemi informatici di fabbrica con caricamento da remoto di istruzioni e/o part program, così come deve esserci integrazione automatizzata con il sistema logistico della fabbrica, con la rete di fornitura e/o con altre macchine del ciclo produttivo. Le interfacce tra uomo e macchina devono essere semplici e intuitive, e infine, come già detto, l’intera macchina deve essere in linea con i parametri di sicurezza. Oltre a questi requisiti obbligatori devono essere soddisfatti almeno altri due tra i seguenti: essere dotati di sistemi di telemanutenzione, telediagnosi, controllo in remoto. E deve esserci un monitoraggio continuo delle condizioni di lavoro e dei parametri di processo set di sensori. Più raro, ma compreso nell’elenco, è infine il requisito del cosiddetto “sistema cyberfisico”, ovvero quel sistema di integrazione tra macchina fisica e/o impianto con la modellizzazione e/o la simulazione del proprio comportamento nello svolgimento del processo.
I vantaggi fiscali
Aldo Tassoni dello Studio Tomasin ha infine illustrato gli aspetti fiscali più rilevanti. Anzitutto ha messo in evidenza come l’agevolazione sia stata estesa a livello temporale al 31 dicembre 2025, a fronte di una progressiva diminuzione del beneficio fiscale. Gli investimenti realizzati nel 2022 infatti, godono di un credito di imposta che parte dal 40% e decresce fino ad arrivare al 10%, mentre dal 2023 ci sarà un sostanziale dimezzamento del credito di imposta. Di conseguenza, la prima aliquota, applicabile su investimenti fino a 2,5 milioni di euro, sarà del 20% e andrà via via a decrescere. Il limite entro cui devono essere fatti gli investimenti 4.0, pari a 20 milioni, vale per ciascun esercizio del triennio 23-25, così come è stato chiarito dall’Agenzia delle Entrate. L’iperammortamento è stato pensato sia per macchine nuove che usate. A questo proposito, Tassoni ha ricordato che la circolare 4/E dell’Agenzia specifica che si considerano nuovi anche i beni che contengono componenti usati. L’agevolazione viene infatti riconosciuta sull’intera macchina, non quindi sulle singole componenti. Il criterio è quello del costo e l’Agenzia è chiara: il costo delle componenti nuove deve essere superiore al costo delle componenti usate. Il documento che attesta questa prevalenza è il fascicolo tecnico della macchina. Il bene inoltre può anche essere acquistato da un soggetto diverso dal costruttore, quindi anche i soggetti che hanno effettuato il revamping stesso. In questo caso saranno loro a dover specificare in fattura che si tratta di un macchinario nuovo, per permettere così all’acquirente di godere del credito di imposta. Infine, il beneficio fiscale può essere applicato in compensazione nell’arco di tre anni. Ma se l’impresa non è in grado di utilizzare completamente il credito di imposta entro questo periodo – e sono molte le realtà che si trovano in questa situazione – può comunque usufruirne successivamente e senza alcun limite di tempo. Un vantaggio e un’opportunità in più per chi volesse accedere alla misura.