mercoledì 18 Ott, 2023

Virtualità e immersione, ecco il futuro produttivo

La replica digitale di prodotti e processi accelera il passo del metaverso industriale. Si può già parlare di industria 5.0? La risposta di Alberto Valas, CEO di Luxreality

Quando si parla di metaverso, il primo esempio che viene in mente è lo spazio virtuale che Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha portato all’attenzione del pubblico. La proposta era orientata a creare un ambiente in cui le persone potessero incontrarsi e abbattere le barriere dello spazio, mentre i loro avatar avrebbero permesso un maggiore coinvolgimento, una presenza effettiva sulla scena, per esempio durante un meeting. Tuttavia, quando si guarda al mondo industriale, il concetto di metaverso assume diverse forme in un mondo digitale che rispecchia macchine, fabbriche, edifici, città, reti, sistemi di trasporto, persone e processi reali. Di conseguenza, ogni aspetto delle operazioni aziendali può avvenire in modo completamente virtuale o ibrido. 

La chiave, in questo scenario che si concentra sulle pratiche e non ha un substrato social, è l’interazione uomo-macchina. La rappresentazione digitale del mondo fisico, che permette di interagire a distanza con una riproduzione fedele alla realtà degli oggetti, si traduce principalmente in tre concetti diversi, tre realizzazioni che danno vita a tre distinte realtà: aumentata, virtuale e ibrida. La prima introduce elementi digitali – possono essere testi, immagini o animazioni al già presente contesto fisico – che ne aumentano di fatto le capacità. La seconda, al contrario, riproduce interamente un ambiente o un oggetto, senza che il supporto fisico sia necessario mentre la terza, la realtà ibrida, permette di agire con strumenti reali su riproduzioni digitali. Ne parliamo con Alberto Valas, CEO di Luxreality, azienda da sempre impegnata nel campo del metaverso. 

Quali sono i termini corretti per parlare di metaverso in campo industriale?

La parola metaverso è, in effetti, un po’ abusata. Si tratta di una realtà parallela completamente digitalizzata, ma può essere anche un gioco su cellulare. I produttori, allo stato attuale, si stanno concentrando sull’hardware e questo causa la mancanza di una killer app che permetta a questo nuovo sistema di imporsi. nonostante faccia parte di un processo evolutivo  che parte dal disegno, giunge alle foto, si trasforma in digitale e sfocia nell’interazione diretta tra digitale e presenza fisica.

Il principale nodo da sciogliere in questo momento è dare un motivo ai clienti e alle aziende per mettersi un visore in testa e, una volta fatto questo, fornire un contenuto che rispetti l’utente. Infatti, non dobbiamo dimenticare che abbiamo il 100% della sua attenzione e dobbiamo concentrare le informazioni, creando contenuti con una durata che tenga conto di questi fattori. Quando si parla di metaverso industriale ci troviamo di fronte a macchine e fabbriche reali, edifici e città, reti e sistemi dei trasporti che si rispecchiano nel mondo virtuale e facilitano la scoperta di eventuali problemi prima che sorgano, nuove forme di collaborazione e di supporto a chi opera sul campo.

Il metaverso è un concetto ampio e, pensando al campo industriale, viene spontaneo chiedersi quale sia il suo ruolo e se non sia più adeguato parlare delle sue singole applicazioni.

A livello industriale ci sono diverse applicazioni legate a questo concetto. Nel marketing è possibile mostrare in maniera realistica l’attività di un’azienda e i relativi processi. A livello collaborativo più soggetti possono intervenire su uno stesso macchinario ed è possibile concentrare il know-how indipendentemente dai vincoli fisici. Per esempio, possiamo citare il caso delle fiere, a cui abbiamo lavorato in prima persona e dove la realtà virtuale ha potuto mostrare la sua forza consentendo la dimostrazione, in scala 1:1, dei processi di logistica. La nostra soluzione permetteva di visualizzare e manovrare i macchinari, in questo caso carrelli, fornendo gli stessi comandi e la stessa manovrabilità delle controparti reali con una qualità aggiunta: la presenza di più avatar all’interno dello stesso spazio fisico. I macchinari erano riprodotti digitalmente, ma l’ambiente era quello concreto della fiera. 

Un altro esempio è quello del settore culturale, su cui a Luxreality stiamo puntando molto. Permettere a persone di tutto il mondo di visitare un museo o una sala porta un grande vantaggio agli operatori: li svincola dalla stagionalità e aumenta in maniera considerevole la clientela.a è quando guardiamo all’esperienza del visitatore che succede la magia, perché uno strumento di esplorazione virtuale, pur restando reale l’ambiente, permette a tutti di esplorarlo in verticale e la verticalità è un traguardo che non si può ottenere altrimenti. Con questi nuovi strumenti, sarà possibile avvicinarsi agli affreschi, per esempio, della Cappella Sistina come se fossero di fronte a noi.      

Qual è il futuro del VR?

Il settore sta avanzando verso prodotti che riescono a gestire tutto da sé, sempre più autonomi rispetto alla periferica di riferimento. Al momento il visore ha bisogno di un supporto esterno che si occupi di processare i contenuti, ma la prospettiva è quella di arrivare a indossare dei visori che siano anche degli elaboratori. Adesso siamo nel momento in cui c’è il “cellulare grande”. Poi c’è il lato utente.

La realtà virtuale, sebbene produzione e vendite siano in forte aumento, non è ancora penetrata nel tessuto industriale e molti hanno avuto occasione di sperimentarla solo nel contesto di una fiera. Ad un primo sguardo tutto ciò potrebbe sembrare un ostacolo, ma scaturisce spontaneamente dalla struttura del VR: deve esserci un motivo per utilizzare questo tipo di strumento. La realtà virtuale è in grado di fornire un contributo importante, ma nulla prescinde dalla valutazione del reale bisogno del cliente.

PER APPROFONDIRE: Nel cantiere del metaverso industriale

Scopri subito la nuova edizione di

Tecnologia & Innovazione