La crescita del mercato IoT in Italia tra sfide e opportunità
Un balzo in avanti del 22% per un valore totale pari a 7,3 miliardi di euro: sono i numeri del mercato IoT in Italia. Il 2021, infatti, ha visto un’importante ripresa del mercato Internet of Things. A rilevarlo è l’ultimo report dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano “La crescita dell’Internet of Things: mercato, applicazioni e nuovi servizi”, uscito ad aprile 2022.
Dopo la flessione subita nel 2020, primo anno della pandemia (-3%), nel 2021 la crescita del mercato IoT in Italia torna ai livelli pre-Covid, registrando un +22% e raggiungendo i 7,3 miliardi di euro (+1,3 miliardi rispetto al 2020), per un totale di 111 milioni dispositivi connessi (quasi due per abitante).
Lo sviluppo del mercato IoT in Italia è guidato principalmente da due fattori: da un lato il consumatore è sempre più interessato ad acquistare oggetti o servizi connessi; dall’altro, un numero crescente di aziende è in grado di raccogliere sempre più dati da oggetti connessi, il che gli permette di offrire nuovi servizi ai consumatori.
Questa doppia via di interessi integrati e complementari ha dato una spinta propulsiva al mercato IoT italiano, la cui crescita è totalmente in linea con quella degli altri paesi europei, dove ha visto un aumento compreso tra il 15 ed il 25%.
Ma c’è un’altra dimensione che sta spingendo in avanti il mercato IoT: la nuova tendenza della convergenza tecnologica. A sottolinearlo è un’indagine elaborata dalla società di consulenza Reply, che mostra come anche l’arrivo e lo sviluppo della rete 5G, l’adozione di sensori a basso costo, il miglioramento della comunicazione e della connettività fra sistemi automatizzati e impianti robotici, abbiano favorito la diffusione dell’Internet of Things.
“Il mercato dell’Internet of Things si trova in una fase di grande sviluppo – spiega Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio IoT -. Sia dal punto di vista della crescita economica che della consapevolezza dei vari attori. Aziende, pubbliche amministrazioni e consumatori sono sempre più interessati a gestire da remoto asset e dispositivi smart, attivandone servizi e funzionalità avanzate. Si assiste poi al lancio di nuove strategie e modelli di business basati sulla servitizzazione e a un generale incremento delle aspettative per il futuro”.
Mercato IoT italiano in crescita: quali sono gli ambiti applicativi?
È lo Smart Metering – ovvero i sistemi che consentono la telelettura e telegestione dei contatori di energia elettrica, gas e acqua – a trainare il mercato IoT italiano (17,9%), per un valore pari a 1,3 miliardi di euro. Se nel 2021 da una parte si assiste ad una decrescita generale del mercato Smart Metering (-12%), dovuta ad una riduzione delle installazioni di contatori smart elettrici e di gas rispetto al 2020, dall’altra si osserva l’aumento dell’utilizzo di smart meter idrici, spinto dall’apertura di molti bandi dedicati alla telelettura dei contatori idrici da parte di aziende municipalizzate e comuni italiani, nonché dalla prospettiva di prevedere obblighi di installazione di misuratori idrici smart, così come già deciso per quelli elettrici e di gas. Tra i benefici ottenibili dallo Smart Metering, che stanno spingendo le aziende e le Pubbliche amministrazioni – nonché i consumatori – verso questa direzione, infatti, ci sono l’accesso ai consumi da remoto, la fatturazione a conguaglio e l’ottimizzazione della gestione delle reti idriche. Fattori, questi, che contribuiscono alla riduzione delle perdite.
La Smart Car si conferma al secondo posto in termini di rilevanza di fatturato nel mercato IoT italiano. L’ambito registra un +8% rispetto al 2020, arrivando a 1,28 miliardi, pari al 17,5% del mercato IoT totale. A fine 2021, sono 18,4 milioni i veicoli connessi, circa il 47% del parco macchine circolante in Italia.
Al terzo posto c’è lo Smart Building. Smart Building significa “edificio intelligente”. Un edificio è intelligente quando è in grado di gestire in modo efficiente l’energia e di garantire una permanenza quanto più confortevole a chi lo vive. Ebbene, lo Smart Building rappresenta il 15,1% del mercato IoT totale in Italia, con una crescita del 61%. Aumento favorito dai numerosi bonus (Superbonus ed Ecobonus) di cui gli italiani possono usufruire in questi anni.
Tra gli ambiti che registrano i tassi di crescita più cospicui nel mercato IoT italiano troviamo la Smart Agricolture (410 milioni di euro, +193%) e la Smart Factory (640 milioni di euro, +66%). Per quanto riguarda la Smart Agricolture, in primo luogo il forte trend di crescita è da ricercarsi negli incentivi fiscali, che stanno contribuendo al rinnovamento del parco macchine aziendale. Passando alla Smart Factory, la crescita è trainata principalmente da due fattori: primo, la consapevolezza delle aziende, che stanno puntando sempre di più su progetti di Industrial IoT; secondo, anche in questo caso, gli incentivi, inclusi dal 2017 nel Piano nazionale transizione 4.0, ora parte integrante del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), e quelli del Fondo complementare, che ha previsto oltre 17 miliardi per le imprese che decidono di investire in beni strumentali 4.0, attività di ricerca e formazione.
In termini di crescita, Smart Factory, Smart Agricolture e Smart Building sono seguiti dalla Smart City (+30%, 730 milioni, 10% del totale del mercato IoT), in cui si iniziano ad osservare i primi benefici ottenuti dalle partnership pubblico-privato principalmente nei settori trasporti, illuminazione pubblica e rifiuti.
PNRR: un’importante opportunità per l’Internet of Things
Come visto precedentemente, a stimolare la crescita dei vari ambiti del mercato IoT in Italia sono anche – e spesso in modo particolare – gli incentivi economici. Come fa notare il già citato report del Politecnico, oggi è il Piano nazionale di ripresa e resilienza a rappresentare un’occasione incredibile per il mercato IoT italiano. Nel PNRR, infatti, sono quasi 30 i miliardi che interessano il settore dell’Internet of Things.
Sono circa 14 i miliardi stanziati per la Smart Factory, che hanno l’obiettivo di aumentare la competitività del sistema produttivo nazionale spronando le aziende ad investire in macchinari e attrezzature per produzioni altamente tecnologiche.
Sono invece 7,7 i miliardi destinati alla Smart City – toccata dal PNRR all’interno di varie Missioni -, 2,5 dei quali sono indirizzati alla rigenerazione urbana (Missione 5), altri 2,5 alla gestione del rischio di alluvione e del rischio idrogeologico (Missione 2), mentre un miliardo è riservato alla sicurezza delle strade (Missione 3).
Lo Smart Building, anch’esso presente in modo trasversale nelle missioni del PNRR, può contare su 4,1 miliardi di euro: 300 milioni per l’efficienza energetica di cinema, teatri e musei (Missione 1) e 200 milioni per sistemi di riscaldamento efficienti basati su fonti rinnovabili (Missione 2). L’ambito Smart Building può beneficiare anche di 3,6 miliardi previsti dalla Missione 2 e destinati alle Smart Grid, dunque indirizzati a migliorare l’efficienza della rete e aumentarne la capacità, così da favorire, tra le altre cose, una migliore gestione della produzione distribuita di energia elettrica.
Infine, 4 miliardi sono riservati all’Assisted Living, e in particolare alle prestazioni rese in assistenza domiciliare (Missione 6). L’obiettivo è quello di prendere in carico il 10% della popolazione over 65 entro la metà del 2026. In questo senso, oggetti smart per il monitoraggio di parametri vitali possono raccogliere dati utili per fornire assistenza medica o comunque supporto per le persone fragili.
Come fa notare l’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano, oltre a questi ambiti principali nel PNRR sono stanziati fondi per altri interventi legati indirettamente alle tecnologie Internet of Things: quasi 7 miliardi sono destinati alle reti ultraveloci (banda ultra-larga e 5G); 8,4 miliardi servono al rinnovo dei mezzi di trasporto come i treni; alla digitalizzazione logistica, invece, sono riservati 4,8 miliardi.
Industrial IoT in Italia: un settore in espansione ma con qualche problema da risolvere
L’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano ha condotto un’indagine sul tema Industrial IoT coinvolgendo 95 grandi aziende e 302 piccole e medie imprese (PMI) italiane, per capire a che punto siano in termini di conoscenza delle soluzioni e di adozione dei progetti, nonché delle prospettive future percepite.
In base ai dati raccolti, nel 2021 è la pandemia ad aver guidato le “scelte IoT” delle aziende italiane, sia in senso positivo che negativo. Circa due imprese su tre, infatti, hanno risposto che il contesto legato al Covid-19 ha avuto ripercussioni sulle decisioni di investimento in progetti di Industrial IoT: il numero di aziende che ha incrementato il budget dedicato a queste iniziative è più alto (39%) rispetto a quelle che lo hanno diminuito (24,7%). “Un dato incoraggiante – spiegano dall’Osservatorio -, in parte favorito dalle importanti risorse destinate all’industria 4.0 dal PNRR”.
Ma se da un lato il 70% delle grandi aziende ha ben chiare quali siano le grandi opportunità che scaturiscono dal Piano nazionale di ripresa e resilienza in tema IoT (70%), il 28% delle PMI non è in grado di dare un parere in relazione a tale tematica, dimostrando ancora una certa distanza dalla questione.
Come detto, la pandemia ha sì spinto le aziende italiane verso soluzioni IoT, ma l’ambizione ad avviare o portare avanti progetti IoT ha fatto emergere numerosi problemi che le imprese italiane devono fronteggiare per poter sviluppare il loro potenziale Internet of Things.
In primis vi è la mancanza di competenze a bloccare l’avvio di progetti (espressa dal 57% delle grandi aziende e dal 54% delle PMI). Nel breve periodo, come sottolinea l’Osservatorio, una soluzione efficace potrebbe essere quella di “acquisirle” dall’esterno. Al momento, i system integrator rappresentano la scelta più gettonata (li prediligono il 53% delle grandi aziende e il 29% delle PMI), seguiti da start up innovative (47% e 34%) e produttori di hardware/software (47% e 45%).
In secondo luogo, l’avvio di progetti IoT è ostacolato dalla mancanza di risorse economiche, ridotta comunque dagli incentivi messi in campo a livello nazionale. Ma sono soprattutto le grandi aziende a beneficiarne. Le PMI fanno ancora fatica ad accedere ai contributi a disposizione.
Nel lungo periodo, fa notare l’Osservatorio, per le aziende italiane sarà però fondamentale costruirsi un bagaglio interno di competenze in tema IoT. Sarà dunque necessario dotarsi di personale qualificato e specializzato nel fronte della digitalizzazione, così da garantire un controllo diretto e costante sull’avanzamento dei progetti IoT, nonché un continuo monitoraggio delle opportunità da cogliere.