Il report di Binance Research analizza un nuovo paradigma, quello dell’AI decentralizzata, in cui la blockchain rende possibile un ecosistema senza intermediari
È stato pubblicato il report della Binance Research, leader exchange di bitcoin e assets digitali nel mondo, sull’AI decentralizzata, un’evoluzione che ha già interessato in passato altri asset digitali (come le criptovalute).
Il report, redatto dal macro researcher di Binance, Joshua Wong, ha lo scopo di analizzare le conseguenze di questo fenomeno, che interessano vari ambiti, sia economici (transazioni monetarie) che sociali (manipolazione o censura di contenuti).
La realtà attuale dell’intelligenza artificiale vede il dominio di pochi modelli sviluppati da pochissime aziende molto potenti, spesso i principali fornitori di servizi cloud. Grazie ai loro capitali finanziari ad alto investimento, e la conseguente possibilità di accedere a vastissimi set di dati, la potenza di calcolo a rapido accrescimento dei modelli di AI, lo sviluppo dei servizi e delle capacità multi-modali di interazione si sono evoluti rapidamente.
Tuttavia, il rischio maggiore di questa tendenza è che si consolidi l’egemonia di questa tecnologia nelle mani di poche entità dominanti, una élite economica ristretta che sbaraglia la concorrenza ed arbitra a proprio piacere i servizi e i contenuti della tecnologia. Questo squilibrio nella concentrazione delle risorse, oltre a favorire ulteriormente la potenza delle AI prodotte, può condurre ad una limitazione nello scambio equo delle risorse. Ma anche ad una maggiore influenza da parte delle aziende monopolizzatrici del settore.
L’AI decentralizzata, o meglio, la decentralizzazione della AI, come di altre infrastrutture digitali, consiste nel passaggio da un controllo centrale ad uno distribuito. Il sistema non viene più controllato da una singola entità, ma dalla community che vi partecipa attivamente, applicando lo stesso protocollo di regole condivise ed uguali per tutti, in completa contrapposizione con l’attualità. Questo processo può avvenire attraverso tecnologie come la blockchain.
Un ecosistema digitale libero
Che cos’è la blockchain? È un registro digitale pubblico, nel quale vengono registrate in modo sicuro grandi moli di informazioni, in particolare in riferimento a transazioni di mercato. Questo registro è trasparente ed immutabile (ovvero, nessuno può modificare i processi a posteriori della transazione stessa).
La blockchain è per sua natura decentralizzata: nessuno la possiede, non esiste un ente che la governa più di altre, e tutti possono verificarla. Viene infatti gestita da una rete di computer differenti, detti “nodi”, privi di un’autorità centrale. Le azioni o gli accordi che si svolgono nella blockchain avvengono attraverso “smart contracts”, contratti digitali auto-eseguibili. Non hanno bisogno di un controllo per essere svolti, ma si eseguono automaticamente secondo precise condizioni determinate dalle parti in causa.
Un esempio di “smart contract” è il trasferimento di denaro: un pagamento che viene eseguito automaticamente solo nel momento in cui vengono soddisfatte determinate condizioni. Un altro esempio è l’utilizzo di una GPU da parte un utente diverso da quello che la possiede. Il proprietario mette a disposizione la propria GPU per qualcuno che necessita di una maggiore potenza di calcolo del proprio device, in cambio di denaro o valute digitali. Non si tratta perciò solo di una tecnologia, ma di un vero e proprio ecosistema vivo digitale dalla governance pubblica, il cui codice di base dei protocolli è open source.
Decentralized Physical Infrastructure Networks
La decentralizzazione è un fenomeno che interessa a fondo qualunque tecnologia venga a contatto con il network. Tecnologia che quindi può essere modificata da qualunque utente abbia accesso digitale, soprattutto quelle che possono avere applicazioni utilitaristiche in diversi ambiti anche nel mondo reale. Le criptovalute sono un chiaro esempio di come una tecnologia possa passare da una realtà chiusa e controllata da pochi giganti tecnologici ad un panorama il cui controllo è distribuito fra gli utenti.
Diversi progetti DePIN (Decentralized Physical Infrastructure Networks) erano nati già prima del lancio ufficiale di ChatGPT avvenuto nel 2022, una delle più famose e centralizzate forme di AI con applicazioni quotidiane. Questi progetti avevano lo scopo di realizzare la stessa infrastruttura dell’IA, offrendone gli stessi servizi senza un intermediario centralizzato.
I progetti DePin infatti sono protocolli, basati sulla tecnologia blockchain, che coordinano ed incentivano servizi fisici in maniera diretta e tramite meccanismi distribuiti fra gli utenti. Rappresentano un passo importante in questo processo e contribuiscono a fornire l’infrastruttura fisica e computazionale necessaria per sostenere reti di AI decentralizzate.
Conseguenze della decentralizzazione: democratizzazione dell’IA
Come riportato nel Report di Binance Research, il tema dell’AI decentralizzata (DeAI) è un argomento complesso. Lo è sia perché l’IA di per sé è un argomento relativamente giovane ed ancora inesplorato, sia per come potrebbe operare nel mondo reale.
Una sua caratteristica peculiare è la sua molteplicità di applicazione. «Similmente al denaro», scrive Joshua Wong nel report, «l’AI è una tecnologia pronta ad infiltrarsi in ogni aspetto, o quasi, della vita umana». La sua decentralizzazione, quindi, sembra essere un fenomeno naturale di un progresso che funziona ed è altamente capillare».
In un sistema decentralizzato, diversi modelli (specializzati in compiti differenti) lavorano insieme per offrire una risposta unificata all’utente, creando un’esperienza integrata e a costi ridotti per l’utente finale, perché la concorrenza fra i diversi modelli li rende competitivi per il mercato. I partecipanti costituiscono una rete, una community globale. Le regole sono codificate in protocolli visibili a tutti e non più sottoposte a decisioni arbitrarie. La trasparenza e la sicurezza sono assicurate dalla molteplicità dei punti di controllo.
L’AI non sarebbe la prima tecnologia a rendersi democratica attraverso questo processo. Infatti, la decentralizzazione del bitcoin, la valuta digitale più famosa, avvenuta fin dal suo lancio nel 2008, ha permesso una modalità costruttiva e funzionale di interazione fra gli utenti senza bisogno di un mediatore centralizzato. Non senza criticità però.
Problematiche legate alla privacy
L’AI si compone di tre strutture fondamentali: i dati, il compute (ovvero la capacità di calcolo) e gli algoritmi che creano le formule di ragionamento. I dati, in particolare, sono essenziali per allenare i modelli di AI, ma le devono essere forniti da una fonte esterna. Per lungo tempo sono stati e vengono attualmente gestiti da provider centralizzati come AWS, Google Cloud e Microsoft Azure.
Ultimamente sono state sollevate delle polemiche legate ai rischi significativi legati alla conservazione dei dati in questi servizi. Si tratta di rischi per lo più legati alla censura, alla violazione della privacy e alla diffusione degli stessi ad enti terzi. La pervasività delle AI nella vita dei soggetti che ne usufruiscono, e la necessità della tecnologia di dover usufruire dei dati per funzionare, può alimentare in parte la confusione degli utenti sull’utilizzo e la diffusione dei propri dati nella rete, senza distinzione fra ciò che è funzionale e ciò che è potenzialmente pericoloso.
Un’alternativa per evitare che grandi moli di dati possano essere indirizzati a un ente terzo e violati è lo storage decentralizzato. Alcuni progetti, come Filecoin, viaggiano sulla tecnologia blockchain ed offrono servizi di archiviazione digitale, sfruttandone la rete. Filecoin, in particolare, crea un impatto significativo per lo sviluppo dell’AI decentralizzata. Infatti, questo progetto utilizza IPFS (IntePlanetary File System) garantendo la permanenza dei dati archiviati, tra i quali quelli necessari per l’addestramento delle AI, riducendo la dipendenza dei vari sviluppatori dalle infrastrutture centralizzate.
Verso modelli di AI distribuiti
Mentre la gara globale per l’AI accelera, l’AI decentralizzata si distingue come il movimento che mira a costruire reti e infrastrutture digitali in grado di sviluppare modelli di AI distribuiti, superando il dominio attuale dei modelli di linguaggio centralizzati (come quelli che alimentano ChatGPT).
Contrapponendosi alle élite che monopolizzano il controllo dei servizi offerti dalle AI così come dei dati degli utenti, la blockchain e i progetti DePin potrebbero essere la nuova frontiera dell’infrastruttura globale. Una frontiera rappresentata da una rete di servizi dalla governance pubblica e democratica, alimentata da utenti reali e in modo sostenibile. Secondo il report di Binance Research, le blockchain e le altre infrastrutture decentralizzate, come quella di Filecoin per esempio, potrebbero rivoluzionare l’industria dell’IA, rendendo le risorse computazionali più flessibili e accessibili. Questo potrebbe portare alla nascita di un mercato simile a quello di Uber. Un mercato con una piattaforma decentralizzata dove chiunque può offrire o noleggiare risorse computazionali senza dipendere da grandi operatori come Amazon o Google.