venerdì 04 Ott, 2024

Intelligenza Artificiale, l’Italia ha il suo piano

A luglio è stata pubblicata la strategia italiana per l’AI, un documento frutto del lavoro di un team di esperti che ora dovrà tradursi in azioni concrete

Sostenere la realizzazione e l’adozione di applicazioni di Intelligenza artificiale (IA), promuovere l’attività di ricerca scientifica di settore, creare le condizioni di contesto favorevoli per massimizzare il valore generato dall’IA: sono questi i tre macro-obiettivi della Strategia italiana per l’Intelligenza artificiale 2024-2026, pubblicata lo scorso luglio dall’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il testo, redatto da un comitato di 14 esperti, ha l’obiettivo di supportare il Governo nella definizione di una normativa nazionale e delle strategie per guidare lo sviluppo dell’IA in modo «responsabile e inclusivo», massimizzando i benefici e minimizzando i potenziali effetti avversi. 

Integrazione con l’AI Act europeo e il contesto legislativo nazionale

La nuova strategia è arrivata a pochi giorni dalla pubblicazione dell’AI Act sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea e dall’inizio delle audizioni in commissione al Senato del disegno di legge del Governo sull’Intelligenza artificiale. Il contesto europeo e nazionale si sta muovendo, ed è qui che la strategia troverà il suo senso: da una parte servirà da accompagnamento ed esecuzione del regolamento AI Act europeo, dall’altra guiderà le azioni del Governo italiano in materia di Intelligenza artificiale. Il documento rappresenta attualmente l’ultima tappa di un percorso avviato nel 2018 e già culminato nel Programma strategico Intelligenza artificiale 2022-2024.

Alla luce dei recenti sviluppi tecnologici – si pensi anche solo all’affermazione dell’IA generativa con ChatGPT – e delle mutate condizioni normative, si è reso necessario aggiornare la visione strategica dell’Italia sull’IA, definendo, si legge, «un nuovo programma che muova dalle precedenti esperienze, condividendone i principi di riferimento, per una Intelligenza artificiale italiana che si inquadri in un contesto europeo, e promuovendo lo sviluppo di soluzioni antropocentriche, affidabili e sostenibili».

Il piano strategico mette nero su bianco le linee guida da seguire perché l’Italia diventi terreno fertile di innovazione e possa assumere un ruolo di rilievo in tema di Intelligenza artificiale a livello internazionale. Nel testo si identificano i metodi e i settori strategici su cui bisogna lavorare per «sviluppare sistemi di IA in una prospettiva country-specific, in grado di preservare i differenziali competitivi delle nostre eccellenze, evitando una loro diluizione conseguente all’importazione di sistemi sviluppati in altri Paesi».

Da dove parte l’Italia

L’Italia vanta già diverse eccellenze che lavorano sull’Intelligenza artificiale. Nel documento si parla di una «solida tradizione accademica, che affonda le proprie radici nei primi anni Settanta». E poi si danno i numeri: 160 curricula universitari in 53 diversi atenei propongono già corsi sull’Intelligenza artificiale, un dottorato nazionale dedicato in 61 università ed enti di ricerca, 3.261 pubblicazioni sul tema nel 2022, il coinvolgimento nel 12% dei progetti europei sull’IA. Questi dati positivi, però, non bastano. In Italia ci sono pochi laureati in materie scientifiche (è ultima in Ue per quanto riguarda il numero di laureati nel settore ICT – Information and communications technology), poche ricadute della ricerca sul tessuto produttivo e imprenditoriale, poche start up e pochi brevetti. C’è ancora molto da fare dunque, anche perché si calcola che l’IA generativa in particolare potrebbe contribuire all’aumento del «fino al 18,2% annuo».

Obiettivo: costruire tecnologie IA italiane

Per concretizzare la nuova visione strategica italiana sull’Intelligenza artificiale, «gli investimenti sulla tecnologia dovranno interessare tutte le aree e i possibili ambiti di applicazione con particolare attenzione a quelli che hanno un ruolo prominente nel tessuto produttivo e sociale italiano».  La prospettiva dell’Intelligenza artificiale come strumento per migliorare la competitività e la qualità della vita delle persone «rende necessario attivare processi che consentano all’Italia di saper costruire le tecnologie di proprio interesse, non solo di essere importatrice e utilizzatrice di generiche soluzioni che mal si adattano al nostro contesto». Come sottolineato nel documento, «confinarsi in una posizione di meri utilizzatori dell’IA sancirebbe, infatti, sul lungo periodo non solo una dipendenza strategica da soluzioni che potrebbero non fornire adeguate garanzie, ma porterebbe finanche, visto l’impatto che tali tecnologie hanno sulla nostra società, a una omogeneizzazione e stereotipizzazione culturale».

Sinergia con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale

Per quanto attiene all’uso dell’IA per rafforzare la competitività dell’Italia, il comitato ha individuato gli ambiti di particolare interesse per sviluppare e promuovere l’utilizzo di nuove soluzioni di IA sia in materia di ricerca applicata sia in materia di soluzioni aziendali, ovvero: l’industria del Made in Italy, dalla manifattura al turismo, l’industria del digitale, l’industria finanziaria. Ma anche la salute, l’educazione, la tutela del territorio, la tutela della privacy e della sicurezza delle persone. Il comitato di esperti ha successivamente raggruppato le azioni strategiche da mettere in atto in quattro macroaree – ricerca, pubblica amministrazione, imprese e formazione – articolate in 27 azioni. 

La più significativa è senza dubbio l’istituzione della Fondazione per l’Intelligenza artificiale a cui «vada in capo la responsabilità dell’attuazione, del coordinamento e del monitoraggio delle singole iniziative». Questo nuovo soggetto, «data la sua centralità nel complessivo ecosistema dell’innovazione, potrà essere posta sotto il diretto controllo della Presidenza del Consiglio dei ministri». Mentre per il ruolo di vigilanza e notificazione previsto nel quadro regolatorio europeo, la Strategia indica l’esigenza di istituire un’agenzia italiana ad hoc che lavori in stretta sinergia con la Fondazione per l’Intelligenza artificiale e con l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN), istituita nel 2021.

Quali orizzonti per la ricerca 

Sono due gli obiettivi principali individuati per l’area della ricerca: investire nella ricerca scientifica di base sull’IA e valorizzare quella applicata. Le azioni suggerite puntano a consolidare l’esistente, quello che viene definito «l’ecosistema italiano della ricerca», attraverso «investimenti a cascata», e ad attrarre e trattenere i talenti per mezzo di piani straordinari di assunzione in università, enti di ricerca e imprese.

La strategia prevede anche la realizzazione di Large Language Models (LMM) e Large Multimodal Model (LLM) basati sull’italiano e multilingue «contestualizzati in importanti domini applicativi per il nostro Paese, ad esempio nella Pubblica amministrazione o nell’ambito della salute», nonché la promozione di progetti interdisciplinari che utilizzino l’IA per il benessere sociale (tutela dell’ambiente, disinformazione online, sicurezza nazionale e delle persone.) Il piano strategico include anche il lancio di programmi di ricerca fondazionale e blue-sky per l’IA di prossima generazione ispirati alle challenge di ricerca nordamericane ed il potenziamento delle partnership internazionali per sviluppare nuove soluzioni di IA e affrontare le sfide globali.

Laboratori, start-up e spin-off universitari per le imprese

Nel contesto delle strategie per l’Intelligenza artificiale in Italia, il capitolo dedicato alle imprese si sviluppa su due obiettivi principali. Da un lato si mira a intercettare i bisogni di innovazione delle aziende italiane, dall’altro a valorizzare il ruolo di quelle ICT come catalizzatori di nuove soluzioni di IA. 

Le azioni strategiche partono dalla costruzione di “un ecosistema di facilitatori”, soggetti radicati sul territorio, sotto il diretto controllo della Fondazione per l’Intelligenza artificiale, chiamati a erogare e ad abilitare servizi di innovazione basati sull’IA. In secondo luogo, si prevede la creazione di un “serbatoio finalizzato di risorse finanziarie a sostegno di specifiche iniziative progettuali” sia di imprese ICT, finalizzate allo sviluppo di nuove tecnologie IA, sia di imprese non ICT, che vogliono innovare i propri processi produttivi adottando soluzioni di IA.

Laboratori di IA per l’industria

Altro elemento fondamentale per la crescita del tessuto produttivo in Italia è la creazione di laboratori per lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale in contesti industriali. Questi, focalizzati su livelli di maturità tecnologica avanzati, svilupperanno la ricerca esplorativa e abiliteranno soluzioni specifiche per le filiere produttive. I laboratori fungeranno da ponte tra imprese, università e il settore della ricerca internazionale, contribuendo anche alla formazione di esperti in IA.

Un altro aspetto cruciale della strategia è lo sviluppo di start-up che si occupano di IA. Per farlo, si dovrà puntare sia su finanziamenti diretti alle nuove imprese ad alto contenuto tecnologico sia su politiche di defiscalizzazione, ma anche su programmi in grado di accompagnare le start-up stesse in tutte le fasi del loro sviluppo. A questo fine, sarà importante promuovere spin-off universitari sul modello britannico dei laboratori di AI-Enterprise. 

Infine, la competitività dell’industria nazionale sarà sostenuta attraverso servizi per le aziende ICT sull’IA, tra cui misure di sostegno per ridurre gli oneri della compliance normativa e delle certificazioni, soprattutto per le applicazioni ad alto rischio, e per incentivare le piccole e medie imprese e le start-up ad accedere alle sandbox (spazi di sperimentazione normativa per l’IA).

Le criticità: risorse e timeline

Alcuni esperti hanno fatto notare che all’interno della Strategia italiana per l’Intelligenza artificiale 2024-2026 non ci sia alcun riferimento alle risorse economiche necessarie per attuare le azioni menzionate e alle tempistiche entro quali realizzarle. Secondo Michele Iaselli ad esempio, Coordinatore del Comitato Scientifico di Federprivacy, “sebbene il documento menzioni finanziamenti e supporti – ha dichiarato – non fornisce dettagli specifici su come queste risorse saranno allocate, né su come verranno monitorati e valutati i risultati. Questo può sollevare preoccupazioni circa la trasparenza e l’efficacia della distribuzione dei fondi”. Inoltre, “la mancanza di piani operativi concreti potrebbe rendere difficile la traduzione degli obiettivi strategici in azioni reali e misurabili”.

Supporto insufficiente per le PMI

Anche la strategia per le piccole e medie imprese (PMI) potrebbe risultare insufficiente. Per Iaselli infatti “una strategia efficace dovrebbe prevedere misure più concrete e mirate per supportarle nell’adozione dell’IA, considerando le loro specifiche necessità e limitazioni”. Per quanto riguarda la formazione, nonostante il documento ne sottolinei l’importanza, Iaselli fa notare la mancanza “di piani dettagliati per l’implementazione di programmi educativi a lungo termine”. 

Mentre Paola Generali, presidente di Assintel Confcommercio, pur plaudendo la strategia, ha definito “necessaria la creazione di Hub Nazionali di AI diffusi su tutto il territorio italiano, intesi come luoghi fisici e virtuali nei quali si possano far incontrare le MPMI della domanda con le MPMI dell’offerta di tecnologia AI, start-up innovative, Competence Center, EDIH, DIH, Università ecc. Solo così facendo l’offerta di AI potrà con efficacia ed efficienza rispondere alle esigenze della vera domanda di questa tecnologia trattando anche le questioni etiche, legali, sociali ed economiche reali”.

Come anticipato, il governo sta comunque lavorando a un disegno di legge, ad oggi in discussione in commissione in Senato, che serve prima di tutto a recepire l’AI Act europeo. Sono 26 articoli dove, oltre che del rispetto dei diritti fondamentali e di trasparenza, si parla di settori specifici come la sanità, l’attività giudiziaria, la cybersicurezza, ma anche dei reati legati agli strumenti di IA. Il ddl si occupa altresì di assegnare fino a un miliardo di euro allo sviluppo di imprese operanti nel settore dell’IA. Al momento, però, non si conoscono i tempi entro i quali verrà approvato.

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