L’84% delle grandi imprese investe sui due pilastri. Ma è ancora poco diffusa la sinergia tra le due dimensioni. La ricerca dell’Osservatorio del Politecnico di Milano
L’innovazione digitale rappresenta una grande opportunità per il progresso sostenibile dell’Italia, con impatti sulle persone, le imprese e il sistema Paese nel complesso. Tuttavia, solo un’azienda su tre utilizza l’innovazione digitale in modo intensivo come strumento per perseguire obiettivi sostenibili. E solo una su quattro si fa guidare dalle linee di sviluppo sostenibile per rivedere la politica di adozione digitale. In questo percorso, sono più indietro le PMI. Meno di un terzo del totale investe intensamente sia in innovazione digitale che in sostenibilità ed è molto rara una sinergia tra le due dimensioni. Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Digital & Sustainable del Politecnico di Milano, in collaborazione con Assolombarda, presentata a metà febbraio durante il convegno “Digitale e Sostenibilità: lo spazio della responsabilità e dell’innovazione”.
«Il rapporto tra sostenibilità e innovazione digitale riveste un ruolo sempre più rilevante», ha detto Alessandro Perego, Vicerettore per lo sviluppo sostenibile e impatto al Politecnico di Milano e Direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation. «La trasformazione digitale, se ben governata, può essere un potente acceleratore per il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. Ma, se non ben gestita, può rappresentare un rischio al potenziale equilibrio tra crescita economica, benessere sociale e tutela ambientale. Per questo è fondamentale orientare nel modo giusto le scelte verso un futuro digitale e sostenibile. Il digitale può essere uno strumento per affrontare le sfide globali di sostenibilità e allo stesso tempo gli obiettivi di sostenibilità devono guidare la progettazione e l’utilizzo responsabile delle tecnologie e delle innovazioni digitali».

Le grandi aziende
Le grandi imprese italiane mostrano un’alta propensione agli investimenti sia in ambito digitale sia in area sostenibilità. Il 91% ha una spesa significativa nel digitale. Il 93% nella sostenibilità, con un focus prevalente su obiettivi ambientali e, in misura minore, su aspetti di governance come etica decisionale e gestione del rischio. Si stanno diffondendo misure di sostenibilità adottate anche su base volontaria, perché ritenute strategiche per la reputazione aziendale e l’efficienza operativa. Combinando le due prospettive, l’84% delle grandi aziende italiane investe intensamente sia in innovazione digitale che in sostenibilità, anche se il 17% è focalizzato esclusivamente su una singola area di sostenibilità (ambientale, sociale o di governance). Soprattutto, sono ancora poco esplorate le sinergie tra digitale e sostenibilità. Infatti, solo il 34% utilizza l’innovazione digitale in modo intensivo come strumento per perseguire obiettivi di sostenibilità a tutto tondo. E solo il 22% si fa guidare dalle linee di sviluppo sostenibile per rivedere la politica di adozione digitale. Dal punto di vista organizzativo, il 98% delle grandi aziende ha un responsabile IT, l’83% un responsabile della sostenibilità, che in alcuni casi (33%) può ricoprire anche altre responsabilità. Solo il 10% ha introdotto nell’organizzazione il Digital Sustainability Officer, che coniuga innovazione digitale e sostenibilità.
Le PMI
Tra le PMI, gli investimenti sono più limitati: solo il 53% alloca risorse significative nel digitale e solo il 42% in sostenibilità. La maggioranza che non investe in sostenibilità lo fa principalmente per i costi e la mancanza di risorse da dedicare. Considerando l’approccio integrato, il comportamento è più eterogeneo rispetto alle grandi realtà.

Infatti, il 35% delle PMI investe poco o nulla in entrambe le dimensioni, il 31% investe intensamente sia in innovazione digitale che in sostenibilità, mentre l’uso sinergico è molto limitato. Solo l’8% utilizza il digitale in modo intensivo per perseguire obiettivi di sostenibilità a tutto tondo, mentre il 6% utilizza le linee guida sulla sostenibilità per guidare la digitalizzazione.
Dal punto di vista organizzativo, il 67% delle PMI non dispone di una figura interna dedicata al digitale e il 63% non ha alcun referente per la sostenibilità e non avverte l’esigenza di introdurlo. «Emerge con evidenza l’urgenza di un processo di sensibilizzazione e formazione sulle opportunità che l’innovazione digitale può generare per il progresso sostenibile delle PMI», afferma Valentina Pontiggia, Direttrice dell’Osservatorio Digital & Sustainable. «Tra le imprese, infatti, la dimensione aziendale influisce in modo rilevante non solo sulla possibilità di investimento, ma anche sullo sviluppo di consapevolezza e sensibilità su questi temi. La mancanza di conoscenza sulle opportunità e sui rischi nella relazione tra innovazione digitale e sostenibilità rappresenta una barriera significativa».
La relazione tra sostenibilità e digitale
L’Osservatorio Digital & Sustainable ha sviluppato un modello che incrocia i temi di sostenibilità con i principali trend di innovazione digitale per descriverne i possibili impatti, positivi o negativi. Nell’ambito della sostenibilità ambientale, l’uso delle tecnologie può contribuire a generare impatti positivi. Ad esempio, l’uso combinato di sensori IoT per la raccolta dati e algoritmi di AI abilita l’agricoltura di precisione. Oppure il lavoro da remoto per due giorni a settimana con workspace technology e piattaforme collaborative. È stato calcolato che comporta un risparmio di 60 kg di CO2 l’anno per lavoratore. Tuttavia l’impatto delle tecnologie sull’ambiente presenta criticità, ad esempio gli enormi consumi di energia e acqua per il raffreddamento dei Data Center.
Il digitale, poi, è un alleato per migliorare le condizioni sociali, anche se va utilizzato con la giusta attenzione. Lo Smart Working incrementa il coinvolgimento e il benessere dei lavoratori, ma può anche portare fenomeni di tecnostress e overworking. Nella sostenibilità di governance le tecnologie digitali possono garantire maggiore trasparenza e responsabilità. E ancora, tra gli esempi, la condivisione dei dati raccolti da sensori IoT permette di verificare il rispetto degli standard. Ma anche di ridurre l’asimmetria informativa, monitorando, ad esempio, la temperatura di un container lungo la catena di fornitura. Oppure, il Cloud Computing facilita la gestione di copie di backup e l’adozione di misure di Disaster Recovery, riducendo il rischio strategico e operativo.
La ricerca di Assolombarda
In occasione del convegno, sono stati presentati anche i risultati della ricerca realizzata con Assolombarda, in cui viene esplorata la relazione tra digitale e sostenibilità. All’interno del rapporto viene presentata l’analisi di 27 progetti di digitale e sostenibilità di imprese di diversi settori e dimensioni. L’indagine ha permesso di realizzare alcune linee guida per orientare e ispirare le scelte aziendali verso un futuro digitale e sostenibile.
«Il digitale e la sostenibilità hanno contribuito in questi anni a definire un cambiamento d’epoca, caratterizzata da nuovi modi di operare nel lavoro come nella vita». È quanto dichiara Stefano Rebattoni, vicepresidente di Assolombarda con delega a Transizione digitale e Innovazione tecnologica. «In questo contesto la tecnologia ha un ruolo fondamentale per noi tutti e in particolare per le imprese, in quanto abilita la competitività, la crescita e sostiene una cultura orientata alla sostenibilità. Il digitale svolge sempre più una funzione centrale nella creazione di nuovi modelli di sviluppo, determinando cambiamenti che impattano, allo stesso tempo, sulla comunità professionale, sull’ambiente e sulla società.In quest’ottica, – ha aggiunto Rebattoni – Assolombarda intende promuovere le peculiarità del digitale per perseguire obiettivi di sostenibilità e stimolare e rafforzare ulteriormente la capacità delle imprese di cogliere le incredibili opportunità offerte dalla trasformazione digitale. Un traguardo che può davvero aiutare la nostra economia a coniugare crescita economica, sociale e ambientale».
Tecnologie come strumenti di sostenibilità
Dall’analisi dei casi emerge che la tecnologia rappresenta spesso uno strumento per perseguire – direttamente o indirettamente – obiettivi di sostenibilità, anche per le aziende esenti da obblighi normativi in tal senso. In alcune realtà le decisioni di investimento nel digitale sono orientate alla sostenibilità e non dipendono dalla valutazione del ritorno economico di breve periodo. Inoltre, la consapevolezza verso la sostenibilità può essere un fattore critico di successo nella relazione con gli stakeholder esterni. Anche settori tradizionali, come l’industria manifatturiera, possono sperimentare innovazioni per migliorare insieme efficienza operativa, performance ambientali e di sicurezza. In numerose aziende emerge la volontà di migliorare le condizioni lavorative. Ma anche di scardinare gli stereotipi di genere, di promuovere la formazione professionale e di prestare attenzione al benessere dei lavoratori.
Competenze e coordinamento
Molti progetti si fondano infine sull’utilizzo congiunto e sinergico di più tecnologie. Spesso è proprio la combinazione di elementi tecnologici a permettere il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità. La capacità di estrarre valore da grandi moli di dati è fondamentale per abilitare decisioni informate che aumentano la qualità dei prodotti. Per sfruttare appieno le tecnologie e massimizzarne gli impatti positivi sono necessarie competenze ricercabili anche in attori esterni (service provider, tech provider, società di consulenza e università). Inoltre, per una visione sistemica sugli impatti di sostenibilità spesso serve il coordinamento con i fornitori e gli altri attori di filiera.
Alcuni progetti sono guidati da una visione umano-centrica. Tutte le innovazioni introdotte hanno l’obiettivo di valorizzare le caratteristiche personali, permettendo ai vari soggetti coinvolti di esprimere al meglio il proprio potenziale. In alcuni casi, emerge con forza la volontà di ambire a principi e valori legati alla responsabilità aziendale. Principi che travalicano l’aspetto economico e la capacità di generare profitto. In diversi progetti emerge un’evoluzione progressiva: sperimentando innovazione si generano sempre maggiori opportunità. Un approccio aziendale orientato al miglioramento continuo e scalabile rende le organizzazioni in grado di adattarsi alle evoluzioni nel contesto normativo e nelle esigenze di consumo e di filiera.