Cloud computing: a che punto sono le imprese italiane?
Obiettivo entro il 2030: 75%. Stato attuale: 38%. Sono solo due numeri, in apparenza, ma in realtà fotografano un’ambizione e uno sforzo. L’ambizione è quella della Commissione Europea, che nel programma Decennio digitale 2030 ha fissato al 75% la quota di imprese che devono utilizzare i servizi di cloud computing entro il 2030. Lo sforzo, invece, è dell’Italia – così come degli altri Stati membri -, che attualmente si attesta a quota 38%. +37%, dunque, il balzo in avanti che le imprese italiane dovranno compiere in tema cloud computing nei prossimi otto anni.
Decennio digitale europeo: gli obiettivi per il 2030
Il 9 marzo 2021 la Commissione europea ha presentato un programma per la trasformazione digitale dell’Ue entro il 2030, una “bussola digitale” che si sviluppa intorno a quattro punti cardine: competenze; infrastrutture digitali e sicure; trasformazione digitale delle imprese; digitalizzazione dei servizi pubblici. È nell’ambito del terzo punto che si inseriscono gli obiettivi rispetto al cloud computing: il 75% delle imprese europee dovrà infatti usare tali servizi e il 90% delle piccole e medie imprese (PMI) dovrà raggiungere almeno un livello base di intensità digitale.
Ma a cosa servono i servizi di cloud computing? E perché la Commissione insiste così tanto nella loro adozione? Gli effetti positivi dell’utilizzo dei cloud da parte delle imprese consistono nel rendere i dati più sicuri, guidare le aziende verso un processo di efficientamento dei risultati ed aiutare la crescita delle imprese. E ancora, offrire loro nuove insight, dunque capacità di pianificare nuove strategie, e ridurre i costi.
Decennio digitale europeo 2030: a che punto siamo?
Il rapporto “I progressi verso l’ambizione del Decennio Digitale dell’UE”, realizzato da Deloitte e commissionato da Vodafone, fotografa lo stato attuale dell’Unione europea e degli Stati membri in relazione agli obiettivi prefissati.
In base ai dati del report, è in tema infrastrutture che l’Unione europea risulta più carente rispetto agli obiettivi che si è data: il 5G è disponibile solo nel 14% del territorio (obiettivo 100%), mentre le reti VHCN (Very High Capacity Network) al momento hanno una copertura pari al 59% (percentuale da raggiungere 100%).
Gli Stati europei, anche se con delle differenze – a volte molto significative -, sono ancora lontani dagli obiettivi prefissati per la digitalizzazione delle imprese: nell’Ue solo il 26% delle aziende utilizza servizi cloud computing, mentre sono sei su dieci le PMI con un livello almeno base di intensità digitale.
Lo studio “Cloud computing – statistics on the use by enterprises” di Eurostat illustra i settori produttivi che più utilizzano i servizi di cloud computing in Europa. È il settore ICT (Information and Communication Technology) a primeggiare: nel 2021 quasi l’80% delle aziende del settore ICT si avvaleva di servizi cloud. Al secondo posto troviamo le attività professionali e scientifiche (52%), seguite dal settore immobiliare (48%) e da quello energetico e gestione dei rifiuti (45%). A metà classifica, invece, si posizionano il manifatturiero ed il settore motori (entrambi al 40%). In coda i trasporti, la vendita al dettaglio e le costruzioni (32%).
Per quanto riguarda il tipo di servizi di cloud computing più adottati dalle imprese europee, l’indagine di Eurostat rileva che più di tre aziende su quattro si avvalgono di servizi di posta elettronica. Un’impresa su tre, invece, usa il cloud per archiviare file, il 61% per usufruire di software da ufficio (elaboratori di testi, fogli di calcolo, ecc). Nelle applicazioni software di sicurezza (ad esempio programma antivirus, controllo di accesso alla rete), la percentuale di imprese europee che usano il cloud tocca il 58%, mentre quasi un’azienda su due lo sfrutta nelle applicazioni software di finanza e contabilità. I servizi cloud per le applicazioni software ERP (Enterprise Resource Planning, 24%) e software CRM (Customer Relationship Management, 21%) sono i meno utilizzati.
Una fotografia italiana
L’Italia è ancora indietro rispetto agli obiettivi fissati dalla Commissione europea. Come sottolinea il rapporto citato, solo il 38% delle imprese utilizza, al momento, tecnologie cloud, 37 punti percentuali in meno rispetto a quelli stabiliti.
A ben vedere, però, l’Italia è il paese che ha fatto il balzo maggiore in tema “cloud”. Come mostra il report, rispetto agli ultimi dati disponibili (2018) l’Italia cresce di 23 punti percentuali, piazzandosi così al terzo posto tra i Paesi europei nella classifica stilata da Deloitte dopo Paesi Bassi (47%, +5%) e Irlanda (41%, +8%). La quota di imprese italiane che utilizza servizi di cloud computing, infatti, è superiore rispetto alla media europea, pari al 26%.
Non solo: l’Italia è anche il paese che ha registrato la crescita maggiore in tema di intensità digitale delle piccole e medie imprese (+11% per un totale del 69%, media europea 60%). L’intensità digitale è definita secondo il Digital Intensity Index, che misura la disponibilità di 12 diverse tecnologie digitali, tra cui l’accesso alla banda larga veloce (30 Mbps o superiore) e la disponibilità di specialisti ICT. In Unione europea l’intensità digitale delle PMI è rimasta relativamente piatta negli ultimi cinque anni, con un tasso medio di crescita annuale tra il 2016 e il 2021 pari solo al 2%, il che sta mettendo a rischio l’obiettivo generale del Decennio digitale, non solo a tema cloud.