Un documento elaborato da Confindustria individua priorità e interventi per accrescere la complementarità tra logistica e produzione, con un occhio all’Export
Per l’industria italiana, fortemente orientata all’export, trasporto e logistica rappresentano vere e proprie leve di competitività. Oggi, in una prospettiva di rafforzamento delle connessioni europee e data anche la necessità di accrescere la complementarità tra logistica e produzione, per cui il Pnrr rappresenta l’occasione per l’Italia di affermarsi come ponte tra il Nord Europa e il Mediterraneo, Confindustria ha assunto un ruolo attivo nella promozione di iniziative volte ad integrare domanda e offerta logistica e trasportistica.
Per questo, insieme al Sistema associativo, Confindustria ha elaborato il documento “Industria, Trasporti, Logistica e Infrastrutture: INSIEME per la competitività del Paese”, individuando nuove linee strategiche di politiche industriali in questo ambito che è stato presentato lo scorso 23 gennaio in Viale dell’Astronomia.
Il sistema della logistica e del trasporto cresce, da diversi anni, a ritmi ben superiori rispetto a quelli del PIL. Il valore totale delle attività logistiche in Italia nel 2023 è di 135,4 miliardi di euro, l’8,2% del PIL Italiano e occupa circa un milione e 400 mila addetti operanti nel settore. La logistica terziarizzata rappresenta il 45,3%, pari a 61,3 miliardi di euro, al netto degli scambi interni alla filiera.
Il peso crescente dell’export rende sempre più centrale la questione degli investimenti e della pianificazione, nel medio e lungo periodo, nei settori dei trasporti e delle infrastrutture. Oltre il 60% degli scambi commerciali italiani avviene con altri paesi europei. I valichi alpini svolgono quindi un ruolo determinante sia per il trasporto ferroviario, sia per quello stradale. La crescita, poi, dei mercati extra-europei porta a focalizzare l’attenzione anche sullo sviluppo di porti ed aeroporti.
Il sistema logistico moderno deve essere un fattore di competitività per il settore manifatturiero, col quale sussiste un rapporto di connaturale interdipendenza. Occorre uscire dall’ottica in cui logistica e trasporti sono considerati solo come un costo e non come un asset competitivo su cui far leva. In Italia, è nettamente preponderante la logistica orientata alla distribuzione. Inoltre, rispetto agli altri Paesi Ue, la componente stradale è molto forte e il mix risulta meno equilibrato. L’offerta logistica, così frammentata, presenta costi meno competitivi rispetto ai grandi operatori internazionali.
Nel quadro delle proposte per lo sviluppo e l’ammodernamento dei trasporti e della logistica nazionali, è, innanzitutto, necessario un miglioramento della programmazione infrastrutturale e della qualità dei progetti e delle opere da realizzare. Emerge la necessità di una efficiente regolamentazione dei contratti pubblici, di un buon funzionamento del sistema portuale e della definizione di un efficace piano nazionale degli aeroporti. Le procedure burocratiche devono essere semplificate e digitalizzate e rimossi i vincoli obsoleti e i colli di bottiglia.
Per quanto riguarda le specifiche aree di intervento:
- il primo step riguarda la gestione dei valichi alpini (dai quali transita il 60% degli scambi commerciali italiani). Manca una visione nazionale, un ruolo più pregnante dell’UE e un’analisi dello scenario di sviluppo del traffico dei valichi.
- Il secondo ambito di intervento è l’intermodalità, ambito in cui le inefficienze infrastrutturali e di servizio determinano uno sfavorevole rapporto qualità/prezzo dell’offerta. Svolgono un utile contrappeso il Ferrobonus ed il Marebonus (Sea modal shift) che, però, devono ricevere una maggiore dotazione finanziaria.
- Il terzo ambito di intervento dovrebbe incentrarsi sulle infrastrutture logistiche, come ad esempio gli interporti.
- Per il trasporto marittimo occorre una rinnovata strategia industriale che miri soprattutto alla semplificazione dei processi burocratici tramite la digitalizzazione, all’investimento mirato di nuove risorse, a garantire l’indipendenza della catena di approvvigionamento nazionale.
- Nel settore del trasporto aereo delle merci, la strategia nazionale dovrebbe puntare a garantire livelli competitivi con i principali aeroporti europei, tramite semplificazione delle procedure doganali, digitalizzazione dei sistemi logistici aeroportuali e l’efficace integrazione degli aeroporti con le altre reti di trasporto (sviluppo di cargo city aeroportuali).
- Per la digitalizzazione nel settore dei trasporti è necessario stimolare l’uso di applicazioni operative e di alcune tecnologie come, ad esempio, i Big Data, la Blockchain, la Cybersecurity e l’AI. Necessarie anche politiche pubbliche volte a favorire l’automazione dei magazzini logistici e dei centri distributivi e la digitalizzazione delle imprese di trasporto e di tutta la filiera logistica.
- Per la circolazione delle merci, gli obiettivi devono coniugare efficienza, sicurezza e continuità produttiva e logistica. Serve un ammodernamento del calendario nazionale dei divieti, la sua armonizzazione a livello Ue, la revisione della normativa relativa ai trasporti eccezionali e, per quanto riguarda le merci pericolose, una definizione più chiara della cd. sosta “tecnica”.
- Altro ambito su cui intervenire è il rinnovo del parco circolante in un’ottica “green”, con una riforma del Fondo Investimenti Autotrasporti, con una congrua dotazione finanziaria per il periodo 2023-2026.
- Per i vettori energetici, l’infrastruttura logistica è chiamata a garantire alti livelli di flessibilità e di adattabilità per assicurare la continuità dell’approvvigionamento, anche dei combustibili più innovativi. A tale scopo, devono essere semplificate ed accelerate le procedure autorizzative.
- In merito al fabbisogno energetico degli immobili logistici e la loro localizzazione, si deve puntare sulla capacità di autoproduzione e autoconsumo di energia da parte delle aziende della logistica, sostenendo i loro investimenti per l’acquisto di sistemi di accumulo e per la messa in opera di colonnine di ricarica per i mezzi elettrici.
Inoltre, riveste particolare importanza la questione del capitale umano: la sua formazione e il suo reperimento costituiscono un ostacolo allo sviluppo del settore logistico. Per superarlo, bisognerebbe integrare i percorsi formativi degli istituti tecnici con indirizzi specifici, rivedere i programmi formativi d’intesa con le aziende del settore e spingere sull’impiego della forza lavoro immigrata. Infine, è necessaria un’attenta revisione del ruolo dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, soprattutto per quanto riguarda il suo ambito di competenza ed il suo finanziamento che coinvolge eccessivamente le imprese del settore logistico e trasportistico.