Con l’entrata in vigore dell’obbligo di presentare il Corporate Sustainability Report si aprono nuovi scenari. L’analisi del Freight Leaders Council
Dal 1° gennaio 2025 entra in vigore l’obbligo per le imprese con oltre 500 dipendenti di presentare il Corporate Sustainability Report. L’impegno sarà esteso gradualmente fino a includere anche le PMI quotate in borsa. Per chi non si adeguerà ai nuovi requisiti ESG, le conseguenze saranno immediate: multe proporzionate alle infrazioni, restrizioni all’accesso al credito e l’esclusione dalle gare pubbliche e dagli incentivi statali. Banca d’Italia e Consob sono già pronte a vigilare e sanzionare i non conformi. Sono 8 mila le aziende di produzione che rischiano di restare fuori dal mercato.
L’analisi del Freight Leaders Council
Sono in tanti a chiedersi se i criteri ESG rappresentino più una complicazione che un’opportunità. A provare a dare una risposta a questa domanda è stato il Freight Leaders Council – associazione che riunisce aziende leader della filiera della logistica – con un documento, pubblicato a fine novembre, dal titolo: «ESG: la rivoluzione silenziosa». L’analisi, redatta dall’associazione che rappresenta le imprese della logistica italiana, offre una guida pratica per cogliere le opportunità di una rinnovata attenzione ai valori etici e ambientali. Con un focus particolare sugli operatori logistici italiani, il testo evidenzia come i criteri ESG possano essere un vantaggio competitivo anziché un ostacolo burocratico.
Secondo Massimo Marciani, presidente di FLC,
solo il 20% delle imprese, principalmente grandi aziende e società quotate, è già in regola. Il 50% ha avviato un percorso di adeguamento, ma il 30%, circa 8.000 aziende di produzione, è in grave ritardo e rischia di rimanere fuori dal mercato se non interviene subito. Questa inadempienza si ripercuote anche sui fornitori di logistica delle grandi aziende, spesso PMI a gestione familiare, che non dispongono delle risorse necessarie e non percepiscono il vantaggio della sostenibilità.
Il ruolo strategico della logistica
Negli ultimi anni, la logistica ha rafforzato il suo ruolo strategico: l’incidenza sul PIL è passata dal 7,2% del 2019 all’8,9% del 2022, complice la pandemia e le instabilità geopolitiche. Tuttavia, il settore non sempre dimostra un’adeguata consapevolezza in ambito ESG. L’outsourcing della logistica, che oggi rappresenta il 45,5% del valore delle attività logistiche, continua a essere orientato al risparmio piuttosto che alla qualità del servizio, una scelta rischiosa in ottica di sostenibilità. «Adeguarsi non è semplice, ma un’integrazione strategica dei principi ESG trasforma la sostenibilità in un motore di crescita – continua Marciani. Le aziende che sapranno trasformare la propria supply chain secondo questi criteri saranno più competitive e attireranno investitori sempre più attenti ai valori etici».
Raccomandazioni per le imprese
Nel documento, alcune raccomandazioni pratiche per le aziende: investire in nuovi modelli di business e innovazione tecnologica, formare competenze, promuovere la collaborazione con partner e stakeholder. «Per affrontare la sfida ESG – conclude Marciani – è essenziale condividere best practice e creare ecosistemi virtuosi tra committenti e operatori. Solo una logistica collaborativa, basata su progetti condivisi, permetterà un vero progresso verso obiettivi di sostenibilità più ambiziosi».
Logistica e economia circolare
Il documento analizza il ruolo della logistica nella transizione verso un’economia circolare, proprio per la sua capacità di andare a incidere positivamente (o negativamente) sulla gestione dei flussi di materiali e prodotti. Una logistica ben progettata può infatti facilitare la chiusura dei cicli di produzione e consumo, ottimizzare l’uso delle risorse e ridurre gli sprechi. Alcuni passaggi in particolare si rivelano determinanti.
- Logistica inversa: Il primo è quello della cosiddetta logistica inversa, ovvero il recupero di prodotti e materiali che possono essere riutilizzati o riciclati. Questo processo include la raccolta dei prodotti a fine vita, il trasporto verso i centri di smaltimento o rigenerazione, e la successiva reintroduzione dei materiali riciclati nel ciclo produttivo.
- Ottimizzazione dei flussi logistici: Il secondo è quello dell’ottimizzazione dei flussi logistici, ad esempio tramite piattaforme digitali per il coordinamento delle spedizioni. Ma anche tramite la condivisione delle risorse logistiche tra diverse aziende, e l’adozione di soluzioni di trasporto più sostenibili, come veicoli a guida autonoma, veicoli elettrici o a carburanti alternativi a zero o a basse emissioni.
- Gestione dei materiali riciclati: Un terzo aspetto cruciale è quello della logistica dei materiali riciclati. Le aziende devono infatti gestire la raccolta, la classificazione, il trasporto e la distribuzione di materiali riciclati in modo efficiente per garantire che questi possano essere reintrodotti nei cicli produttivi. Infine, collaborazione e condivisione assumono un ruolo nuovo e importante. Attraverso piattaforme collaborative, le aziende possono ottimizzare i loro processi logistici, ad esempio con la condivisione dei mezzi di trasporto.
Opportunità e rischi della sostenibilità nella logistica
Le opportunità sono tante, a partire dal vantaggio competitivo che possono ottenere le aziende che riescono a sviluppare soluzioni logistiche innovative. Un’altra è quella data dalla digitalizzazione della logistica – quindi IoT, blockchain e AI – che può facilitare il monitoraggio dei flussi di materiali e migliorare l’efficienza dei processi. La direttiva rappresenta quindi una sfida e un massiccio cambio di rotta per tutte le aziende, perché non solo amplia gli obblighi di trasparenza, ma introduce anche una serie di rischi e opportunità che le imprese devono saper gestire con attenzione.
Uno dei principali rischi è legato alla possibilità di incorrere in pratiche scorrette o inadempienze nella rendicontazione delle attività di sostenibilità. Le imprese che non riescono a conformarsi ai requisiti imposti rischiano sanzioni significative, oltre a danni reputazionali. Un altro rischio è rappresentato dalla complessità operativa che la direttiva introduce, specialmente per le imprese che operano in catene di fornitura globali. Una sfida è invece quella rappresentata dall’emersione di adeguati modelli di clausole contrattuali per regolare i rapporti con i fornitori lungo la catena di fornitura. La direttiva chiede infatti alle imprese di rendicontare non solo le proprie attività, ma anche quelle dei loro partner e fornitori. Questo implica la necessità di stipulare contratti che prevedano l’obbligo per i fornitori di fornire informazioni accurate e tempestive riguardo alle loro pratiche di sostenibilità.
Logistica 5.0 e tecnologie digitali
Nel frattempo le tecnologie proseguono la loro corsa e nuove soluzioni si presentano maggiormente alla portata di tutte le aziende. Dai sistemi di gestione per magazzini ai robot, dagli scaffali intelligenti e sensorizzati, ai RFID ai magazzini verticali, lo spettro di tecnologie innovative ha un potenziale ancora in gran parte inespresso ma tangibile. Non a caso si parla già di Logistica 5.0, in cui automazione e intelligenza artificiale si uniscono con lo scopo di raggiungere maggiore efficienza, resilienza e sostenibilità nella gestione della supply chain. Le tecnologie digitali sono inoltre abilitatori di nuovi modelli collaborativi e sostenibili, perché è attraverso l’innovazione digitale che diventano possibili il coordinamento degli utenti della rete e la gestione intelligente e la sincronizzazione tra processi. D’altra parte occorre che il digitale stesso sia basato su criteri di sostenibilità, sia ambientale che sociale. Dunque attenzione ai consumi energetici e all’impronta ecologica digitale.