venerdì 20 Ott, 2023

Il commento di Giambattista Gruosso al Position Paper di SPS Italia

Giambattista Gruosso

Recentemente è stata pubblicata la relazione sullo stato del decennio digitale in Europa. Oltre a fotografare la situazione attuale, il documento ricorda gli obiettivi fissati dal programma strategico per il decennio digitale (DDPP) per promuovere la digitalizzazione delle imprese.

Obiettivi chiave del programma strategico

Tra questi compare l’adozione da parte di almeno il 75% delle imprese di servizi di cloud computing, big data e/o intelligenza artificiale (IA). Comprende inoltre la realizzazione di un livello base di intensità digitale (misurando l’uso di diverse tecnologie digitali a livello di impresa) da parte di oltre il 90% delle piccole e medie imprese (PMI). Infine, prevede il raddoppio del numero di “unicorni” (società con una valutazione superiore a 1 miliardo di €). Senza ulteriori investimenti e incentivi, la traiettoria indica che entro il 2030 solo il 66% delle imprese utilizzerà il cloud, il 34% i big data e il 20% l’IA. Inoltre, in base agli ultimi dati, solo il 69% delle PMI dell’UE raggiunge un livello base di intensità digitale, con progressi disomogenei e insufficienti tra gli Stati membri. Per migliorare l’adozione della tecnologia gli Stati membri dovrebbero sensibilizzare e fare di più.

L’importanza di stimolare l’adozione tecnologica

Risulta quindi necessario accompagnare le imprese verso una digitalizzazione sempre più massiccia. La comunità europea si preoccupa del fatto che un’assenza di strategia e di investimenti possa frenare la diffusione di queste tecnologie, però nello stesso tempo trascura un altro aspetto importante: il fatto che le imprese sono fatte di uomini e che molto spesso il rallentamento dell’adozione di queste tecnologie è legato a una difficoltà di implementare e di vedere una strategia. Sicuramente avere i servizi digitali aiuta a fare dell’efficienza ma nello stesso tempo non è detto che ci sia una cultura d’impresa che sia in grado di trarre un beneficio.

Il Position Paper di SPS

Il documento di SPS relativo al Position Paper cerca proprio di dare questo avvertimento: i progetti di innovazione soprattutto in ambito digitale non sono solo una questione economica ma sono anche una questione di management e una questione di skill. Il decennio che ci aspetta è un decennio importante perché determinerà quali imprese sicuramente rimarranno concorrenziali e quali invece dovranno fare i conti con un mercato che sta cambiando. Si sono spostati i consumi, si stanno spostando le esigenze: si pensi semplicemente a cosa accadrà con il movimento verso l’elettrico in ambito veicolistico. Dal punto di vista del manifatturiero le imprese che oggi in qualche modo vivono nell’indotto dell’automobile devono imparare a trovare delle forme di competitività che non sono solamente legate ai prodotti, ma sempre di più saranno legate a quanto queste saranno efficienti e flessibili, caratteristiche che solo la digitalizzazione permette.

Visione per il futuro dell’istruzione e della formazione

Oggi la formazione delle competenze è sicuramente un altro tema fondamentale per permettere alle imprese di affrontare il cambiamento che le aspetta nei prossimi anni. È un cambiamento inevitabile perché la digitalizzazione arriverà anche se non desiderata: saranno i clienti ed i fornitori che la imporranno. Tutto questo ci troverà impreparati se non saremo in grado di creare fin da ora le basi per la formazione delle competenze che ci serviranno. Non è pensabile che la formazione sia in grado di fornire oggi le competenze che servono domani se non saranno pianificati dei percorsi di formazione che coinvolgono le strategie aziendali con i piani formativi. Ci vuole un dialogo stretto tra industria e scuola proprio in questa direzione. Questo è proprio l’idea del manifesto della formazione che è stato presentato da SPS negli scorsi mesi. Rappresenta un’importante visione di quello che dovrebbe essere implementato a livello formativo nel prossimo futuro.