La proprietà intellettuale è ancora un asset strategico nelle Scienze della Vita? Il punto di vista di una micro-impresa

Lifescience

IVTech è un’azienda biotech italiana, attiva nel settore delle Scienze della Vita. La sua nascita risale al 2014, quando alcuni ricercatori dell’Università di Pisa decisero di sviluppare ulteriormente alcuni prototipi accademici, rendendoli prodotti commerciali. Da allora, IVTech offre tecnologia e servizi per lo sviluppo di modelli in-vitro in grado di simulare al meglio la realtà umana

I sistemi proposti sono basati su bioreattori trasparenti e modulari, adatti a riprodurre le condizioni più idonee allo sviluppo di differenti tessuti biologici. I campi applicativi spaziano da studi di permeabilità di una sostanza attraverso un tessuto barriera (es: la cute), a studi di patologie, come il glaucoma o i disturbi del metabolismo.

Tecnologia In-Vitro Avanzata: Il Modello 5D

Il nostro focus è lo sviluppo di un modello 5D, ossia un modello di tessuto biologico 3D, arricchito da un ambiente di crescita dinamico (IV grado di complessità), caratterizzato dalla modulazione reciproca tra tessuti, che comunicano tra loro mediante scambio di liquido (V grado di complessità). È quindi possibile studiare la risposta biologica ad un agente attivo, valutare l’effetto principale sull’organo bersaglio e, al contempo, gli effetti secondari sui tessuti correlati.

La Protezione della Proprietà Intellettuale in una Micro-Impresa

IVTech è nata come azienda di prodotto ed ha seguito fin dagli albori l’approccio classico di protezione della propria tecnologia con privativa industriale. La storia dell’azienda è assimilabile a quella di molti spin-off Universitari: gli inventori, quando ancora ricercatori presso l’ente pubblico, cedono la proprietà industriale alla facoltà; l’azienda, per poter sfruttare l’innovazione protetta da una domanda di brevetto in essere, sigla un accordo di licenza, sperabilmente esclusivo, con l’ente accademico.

Dopo alcuni anni, l’azienda può maturare la scelta di acquisire la proprietà completa dei brevetti, versando un corrispettivo economico concordato con l’Università. Per un ente di piccole dimensioni, questo percorso può avere un impatto economico decisamente considerevole. IVTech è proprietaria dei brevetti relativi alla tecnologia e di un design. La strategia alla base di questo iter è stata di duplice natura: da un lato valorizzare la tecnologia aziendale, anche agli occhi di enti terzi, così da risultare appetibile per investimenti, dall’altro proteggere l’innovazione da eventuali repliche non autorizzate di terzi.

Dilemmi Strategici nella Gestione dei Brevetti

La valutazione alla base della privativa industriale dovrebbe essere misurata nel tempo. In alcuni casi, ad esempio, le ridotte dimensioni del mercato e la natura tecnica della compagine sociale potrebbero non invogliare l’investimento di terzi. La mancanza di questo elemento costituisce un punto di frizione rispetto alla strategia alla base della privativa industriale.

Ciononostante, resta il dubbio se all’atto pratico una microimpresa sarebbe in grado, qualora un’altra azienda decidesse deliberatamente di fare infringement, di sostenere le spese economiche di un processo volto a deliberare su questi argomenti. Questo scenario apocalittico non è poi così improbabile e dissimile da quanto accaduto in passato nel campo della tecnologia mobile, quando due colossi decisero di sfruttare l’innovazione di un terzo, valutando economicamente accettabile il rischio corso.

Inoltre, bisogna aggiungere un ulteriore livello di complessità all’analisi: il brevetto ha un territorio entro il quale è valido. Fuori da questo contesto, la privativa industriale perde di forza. Più è ampio questo territorio, più la spesa connessa per mantenere in vita la privativa è impattante sui conti dell’azienda.

Strategie Alternative alla Protezione Brevettuale

Questo scenario ha portato alla nascita di strategie alternative alla protezione industriale classica. Ad esempio, un’azienda innovativa può puntare sulla rapidità di rilascio delle novità, arrivando per prima ad offrire una determinata tecnologia. Questo primato non è una tutela legale, ma può rappresentare un guadagno agli occhi del cliente, dimostrando la capacità dell’ente di soddisfare le esigenze in ambiti non ancora esplorati, almeno ufficialmente, da altri.

Per questo è sempre più frequente leggere o ascoltare dichiarazioni di aziende che parlano apertamente della propria pipeline, arrivando in alcuni casi a mostrare i prototipi su cui stanno lavorando. La corsa all’innovazione, in ambiti come le Scienze della Vita, è sempre più pressante ed i tempi ormai stretti potrebbero non essere più in linea con quelli legati alla classica strategia di rilascio di un brevetto.

Una Valutazione Costante e Adattiva

In definitiva, la privativa industriale è sicuramente un elemento importante da affrontare nella vita di un’azienda. Quando l’ente è neonato o di micro-dimensioni, il relativo impatto economico può essere ingente, arrivando a ricoprire la seconda voce di costo, dopo l’investimento in personale.

Sarebbe necessaria un’attenta valutazione della stessa, alla luce di una strategia chiara e consolidata, la cui validità deve essere misurata nel tempo. Qualora dovesse venire meno uno dei capisaldi della strategia, sarebbe bene riconsiderare l’intero impianto, facendo valutazioni sia sui costi sostenuti fino a quel momento, sia su quelli futuri, bilanciando pro e contro che la privativa industriale potrebbe realmente portare.

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