mercoledì 05 Mag, 2021

Perché l’intelligenza artificiale non toglierà il lavoro alle persone ma lo renderà migliore

05/05/2021

Cyril Le Mat, Director of Data Science, Cornerstone OnDemand

In pressoché tutti i settori e dipartimenti, sembra che l’AI sia ormai all’ordine del giorno e che tutti stiano pensando a come metterla in qualche modo al servizio dell’azienda. Eppure, c’è un aspetto della questione spesso trascurato, ovvero le risorse umane e l’utilità che l’intelligenza artificiale potrebbe avere dal punto di vista del personale. Il rapporto tra AI e dipendenti viene quasi sempre interpretato in chiave negativa, parlando di taglio dei posti di lavoro ed esseri umani sostituiti dalle macchine. Tutti pregiudizi: in realtà, la finalità dell’AI non è sostituire la forza lavoro del futuro, ma aiutarla.

Uomo vs macchina

Per prima cosa, è importante chiarire subito la realtà tecnologica dell’AI e non farsi sviare dalle teorie distopiche che sentiamo a volte. È fondamentale sottolineare che l’intelligenza artificiale richiede comunque un input iniziale. E da chi proviene questo input? Da noi, dagli esseri umani. Alla fine, siamo noi a decidere che cosa fare dell’AI.

L’obiettivo finale è quello di supportare, non di limitare, la nostra vita lavorativa. Nella sua forma più basilare, l’AI analizza ed elabora grandi quantità di dati altrimenti impossibili da gestire manualmente e, spesso, si fa carico di automatizzare i processi più banali e ripetitivi, permettendoci di dedicarci ad attività più interessanti e aggiungere valore all’esperienza sul posto di lavoro.

Migliorare l’esperienza dei dipendenti

L’AI, tuttavia, non serve solo ad automatizzare e gestire dati su vasta scala. Oltre a consentire ai dipendenti di svolgere incarichi più interessanti e gratificanti, può contribuire al loro sviluppo e alla loro crescita. Facendo buon uso dell’intelligenza artificiale, le risorse umane possono fornire ai collaboratori gli strumenti per individuare possibili lacune a livello di conoscenze e competenze, segnalando e proponendo corsi di formazione utili o indispensabili per poter svolgere al meglio il loro ruolo.

Questa tecnologia, inoltre, può essere impiegata per trovare le opportunità formative necessarie a indirizzare la carriera futura, nello stesso ruolo o in uno completamente diverso. Può portare all’attenzione posizioni o carriere che il dipendente non conosceva o non aveva mai preso in considerazione ma che, con suggerimenti ad hoc basati sulle competenze, potrebbero fare al caso suo. L’AI può generare esperienze personalizzate su vasta scala, a tutto vantaggio dei collaboratori. Più che migliorare il lavoro tout court, migliora le prospettive di carriera future.

Dal punto di vista dell’HR, l’intelligenza artificiale può ottimizzare la gestione dei percorsi lavorativi dei dipendenti, plasmare opportunità di carriera alternative e scoprire i talenti nascosti che potrebbero dare accesso a nuove posizioni. Grazie all’AI, inoltre, i responsabili delle risorse umane hanno la possibilità di pianificare la forza lavoro in modo efficace ed efficiente, prendendo decisioni oculate e data-driven per preparare il personale e attrezzarlo per il futuro.

Competenze e business a prova di futuro

Questo, a sua volta, si riflette positivamente sull’azienda nel suo complesso. Ecco perché l’applicazione dell’AI dovrebbe essere in cima all’elenco delle priorità di qualsiasi impresa: non solo per coinvolgere e responsabilizzare maggiormente i dipendenti, ma anche per non lasciarsi sfuggire i talenti migliori.

Mai come quest’anno, le aziende si sono trovate a dover correggere rapidamente (e completamente) modalità operative, offerte, servizi, in alcuni casi persino business model. Di conseguenza, anche i collaboratori hanno dovuto cambiare competenze, e in pochissimo tempo.

Con la sua capacità di individuare lo skill gap e, soprattutto, capire quali saranno le esigenze e le possibili problematiche di domani, l’AI può rendere questa transizione molto più agile ed efficiente, aiutando il personale ad adattarsi immediatamente al nuovo ambiente lavorativo. Dato il clima di incertezza che ancora si respira nel 2021, prevedere le necessità future ed essere pronti a cambiare di nuovo sarà essenziale.

Umanizzare le HR

Avere un’idea chiara di come sta cambiando il business e quali sono le competenze richieste significa creare potenziali occasioni e posizioni lavorative future che, anche nelle attuali circostanze, trasmetteranno ai dipendenti un senso di sicurezza e stabilità.

Non solo: la tecnologia permetterà alla divisione HR di concentrarsi su attività più “umane”, come il coaching, il sostegno ai dipendenti e la tutela del loro benessere – un compito quanto mai delicato in un panorama così precario.

L’AI è uno strumento che i dipendenti non dovrebbero temere, bensì accogliere. Non dobbiamo remare contro questa tecnologia: dobbiamo assecondare la corrente e imparare a sfruttarla a nostro vantaggio per dare nuovo slancio alla formazione e alle carriere. Le aziende devono comprendere il potenziale dell’AI applicata alle risorse umane, non solo per favorire la crescita e lo sviluppo dei dipendenti, ma anche per garantirsi un futuro in un contesto così mutevole.

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