Intervista a Antonello Mineo, presidente dell’incubatore nato per sostenere l’ecosistema dell’imprenditorialità siciliana
L’ingegnere Antonello Mineo è un manager certificato dell’Industria 4.0. Da quasi tre anni si dedica con passione, nel ruolo di Presidente, allo sviluppo di Meccatronica Valley. L’incubatore siciliano è infatti nato per supportare le aziende del Distretto Meccatronica e per favorire la nascita di nuove realtà imprenditoriali nell’isola. Lo abbiamo intervistato all’indomani di una notizia importante per la Sicilia, ovvero la presentazione del business plan del gruppo ucraino Alumeta, dell’imprenditore Sergey Shapran, per il rilancio del sito produttivo di Termini Imerese.
Partiamo da questa rilevante novità, che riguarda l’area già Fiat, già Blutec: decine di migliaia di metri quadri abbandonati a se stessi da anni, insieme a macchinari, luoghi da bonificare e soprattutto, un territorio sfiduciato. Qui infatti i lavoratori soffrono ancora le promesse di un rilancio che non c’è mai stato. Oggi Alumeta invece si propone come soggetto in grado di finanziare, con risorse prevalentemente proprie, la ripartenza del sito produttivo. Si parla di un investimento iniziale di 41 milioni di euro, di cui 27 di capitali propri e 14 di finanziamento bancario. 24 mesi per partire e una previsione, nella prima fase, di 250 assunzioni. Un colpaccio, verrebbe da dire. Ci racconta come siete arrivati a questo risultato?
Siamo stati fortunati ma anche previdenti. Se non ci fossimo mossi un anno e mezzo fa, accettando la scommessa di animare un territorio desertificato, in termini produttivi, forse il gruppo ucraino non avrebbe visto questa opportunità con lo stesso interesse. Il ruolo di Meccatronica è stato riconosciuto anche dall’assessorato siciliano alle attività produttive, e in effetti il nostro è stato un lavoro di squadra con il governo regionale. La Regione infatti ha dichiarato Termini Imerese ZES (Zona Economica Speciale, ndr), con incentivi fiscali per chi investe o svolge attività produttive. Un elemento che, sommato al nostro lavoro e all’ecosistema tecnico di supporto, ha destato l’interesse di questo grande gruppo. L’imprenditore infatti si è convinto a darci mandato per la stesura del business plan, a cui lavoriamo da marzo 2022. Quando abbiamo cominciato questo percorso è stato come scoperchiare una tomba egizia: tutto era rimasto uguale al giorno in cui se n’era andata la Fiat, macchinari compresi. Abbiamo impiegato mesi per capire se il sito fosse adattabile, ed è venuto fuori, alla fine, un buon layout. È partito quindi il lavoro sul business plan e dopo una fase di verifica della sostenibilità, lo abbiamo presentato a metà febbraio, ricevendo il via libera dal commissario. Erano 15 anni che si attendeva un semaforo verde. Ci tengo ad aggiungere che al tavolo di concertazione hanno partecipato anche i sindacati, che dopo averci osservato per mesi, ci hanno dato fiducia. Non in modo incondizionato, sia chiaro: sappiamo bene che il territorio è “scottato” e che vincere queste legittime diffidenze non era e non è facile. Ma è importante avere credito dal territorio. Ora guardiamo allo sviluppo del progetto, che ricordo punta alla produzione di profilati e componenti di alluminio per tutto il mercato europeo e il nord Africa. Un progetto strategico quindi non solo per la Sicilia ma per tutto il Paese.
Nel distretto Meccatronica operano circa 150 aziende all’interno dell’intera filiera produttiva, che comprende produzioni metalmeccaniche, elettroniche, informatiche e di altri settori. In questo contesto è nata Meccatronica Valley, che punta a diventare il più grande incubatore del sud Italia. Quando è nato, un anno e mezzo fa, contava già 31 aziende aderenti. Quante sono oggi e quale bilancio può trarre di questo primo anno e mezzo di lavoro?
Oggi sono una 50 e già questo è per noi un gran risultato. C’è da dire che sì, la consegna delle chiavi è avvenuta a giugno 2021. Ma noi abbiamo iniziato un anno prima a lavorare per arrivare pronti alla gestione della struttura. C’è stato un lavoro di preparazione del raggruppamento di imprese, la rete, le linee programmatiche, il fondo consortile. Un percorso totalmente autofinanziato, senza un centesimo pubblico. Una scelta precisa fatta per velocizzare i tempi, che a conti fatti è stata premiante. Ci ha consentito infatti di sottoscrivere la convenzione con Invitalia e Regione Sicilia, e cominciare subito a fare animazione, formare raggruppamenti di aziende contigue e iniziare a sviluppare progettualità.
Parliamo del progetto «Meccatronica Cluster Sicilia». Sappiamo che prevede la realizzazione, all’interno dell’incubatore, di un centro servizi di eccellenza «Industria 4.0», con un investimento di 1,4 milioni di euro. Può dirci qualcosa in più?
La Regione Sicilia nel 2022 ha emanato il bando “Cluster Sicilia” con cui intendeva agevolare il potenziamento dei distretti produttivi, e valorizzare la capacità di aggregazione. Il progetto con cui abbiamo partecipato si chiama appunto “Meccatronica Cluster”. Abbiamo ottenuto un finanziamento di 1,8 milioni di euro per dotarci delle attrezzature necessarie per diventare un centro di Industria 4.0 a tutti gli effetti. Con queste risorse abbiamo potuto acquistare centri di lavoro a cinque assi, robot Hundai, i robot MIR per l’automazione logistica. E ancora, le attrezzature per il monitoraggio degli impianti elettrici, stampanti 3D, software per il BIM. L’obiettivo è diventare un centro servizi e una academy: con questi nuovi strumenti la meta è più vicina.
Quali sono le sfide per un manager nel lavorare in un contesto come quello del Sud Italia, ricco di potenzialità, talenti e competenze, ma tenuto spesso ai margini del sistema produttivo italiano?
Io penso che uno dei motivi dei risultati raggiunti da Meccatronica Valley stia proprio nel fatto che questa è una realtà composta da imprenditori e tecnici, che approcciano lo sviluppo dei progetti con imprinting tecnico, appunto. A differenza di quello che pensano molti, pur essendo un soggetto riconosciuto dalla Regione, non siamo un “carrozzone politico”. Le nostre competenze fanno la differenza. La sfida spesso è nel far emergere l’importanza di questo aspetto in un contesto che non sempre è abituato. Faccio un esempio: durante la pandemica siamo stati in grado di creare un comparto dedicato ai DPI e nel giro di qualche mese siamo diventati autonomi da questo punto di vista. La stessa cosa si può dire del progetto di Termini Imerese: se siamo riusciti in meno di un anno ad arrivare ad un business plan è perché abbiamo messo in campo un ottimo accompagnamento tecnico, un team di una decina di persone che in 8 mesi ha mostrato tutto il suo know-how. Abbiamo manager meccanici, gestionali, elettronici, tutti siciliani, che sono il nostro orgoglio. Purtroppo non sempre possiamo metterlo a disposizione del territorio. Penso al PNRR: non viene affidato ai tecnici, ma agli enti locali, che non hanno il personale adeguato. Il che genera ritardi e sprechi. Noi ci siamo candidati a prestare la nostra assistenza tecnica, ma ancora ne siamo esclusi.
Formazione e competenze, senza la prima non si creano le seconde. E di competenze tecniche il mondo produttivo è sempre alla ricerca. Quali attività svolgete in tal senso?
Difficile trovare le competenze e ancora più difficile è farle rimanere. Questo è uno dei motivi per cui stiamo stringendo convenzioni con gli ITI e gli ITS della Regione, proprio per tracciare una strada che renda il territorio competitivo nei prossimi decenni. L’investimento in attrezzature e allestimento di laboratori va in questa direzione, e ci tengo a sottolineare che veniamo da 15 anni di “nulla”. Vogliamo innescare un circuito formativo positivo. In questo senso il Programma GOL (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, ndr) dell’UE ci verrà incontro e ci aiuterà ad assumere più giovani. Da parte nostra continueremo a seminare per raccogliere.