Il Rapporto Ingenium 2025 del Centro Studi Confindustria analizza il potenziale dei beni strumentali italiani nel panorama internazionale
Quanto vale il mercato delle macchine industriali ACT? «L’export italiano di macchinari ad alta intensità di automazione, creatività e tecnologia (ACT) ha un valore di 32,1 miliardi di euro, con un potenziale di crescita stimato in 8 miliardi». È quanto evidenzia la seconda edizione di Ingenium, il Rapporto del Centro Studi Confindustria realizzato con il sostegno di Federmacchine. Il focus economico consegna all’Italia un’interessante porzione di export già acquisito, senza dimenticare il potenziale di crescita su cui lavorare.
Ma scendiamo nel dettaglio. «I mercati avanzati – sottolinea il rapporto – assorbono 21,6 miliardi di euro, mentre quelli emergenti 10,5 miliardi. Le Americhe registrano la crescita maggiore con il Messico primo mercato di sbocco. Il potenziale aggiuntivo si distribuisce equamente tra paesi avanzati (4,6 miliardi) ed emergenti (3,3 miliardi). Il che suggerisce alle imprese di aumentare le loro quote di mercato in entrambe le nazioni. Nei mercati avanzati sono gli Stati Uniti a guidare (+760 milioni), seguiti da Germania e Francia (+470 milioni ciascuno). Tra quelli emergenti spiccano Cina (+760 milioni), India (+472 milioni) e Turchia (+364 milioni)».
Il potenziale delle macchine industriali ACT
Il Rapporto Ingenium 2025 analizza il potenziale dei beni strumentali italiani nel panorama internazionale, sottolineando sfide e opportunità per le imprese proiettate nell’attuale contesto socioeconomico. L’economia globale affronta rischi geopolitici e incertezze: il rallentamento dell’economia cinese e le dinamiche politiche in Europa e negli Stati Uniti. A seguito della pandemia del Covid-19 e con la guerra tra Russia e Ucraina, le imprese hanno gestito numerosi shock, con ricadute su catene di approvvigionamento e domanda globale.
Digitalizzazione, intelligenza artificiale, sostenibilità sono le nuove tendenze di lungo periodo che richiedono un’innovazione costante. Sul fronte dell’export emerge l’eccellenza dei macchinari made in Italy di automazione, creatività e tecnologia (ACT) sui quali il paese si assicura una quota interessante.
La fotografia italiana
La fotografia economica non lascia spazio a dubbi: «L’Italia si posiziona nella fascia alta di competitività: nel top 25% dei paesi esportatori sia per valore sia per quantità. Il Belpaese rimane dietro soltanto a Cina, Germania, Giappone e Stati Uniti, mentre è davanti a Corea, Francia, Taiwan, Svizzera e Spagna. Conviene ricordare che per 97 di questi prodotti, l’Italia si colloca addirittura nel top 5% a livello mondiale. È un risultato particolarmente significativo che rimanda alla forza del paese nel settore dei macchinari ad alta tecnologia».
«Nella distribuzione dei prodotti che godono di un vantaggio competitivo, i gruppi più rappresentati sono quelli dei sistemi e componenti meccatronici per la trasmissione di potenza, senza dimenticare macchine utensili, robot e automazione. Quest’ultimo include prodotti chiave come rettificatrici, fresatrici e torni, con 17 prodotti ad alta competitività. I comparti delle macchine per calzature, pelletteria e conceria, macchine per confezionamento e imballaggio, senza tralasciare le macchine e le attrezzature per la lavorazione delle pietre naturali, si distinguono per l’elevata incidenza di prodotti di eccellenza. È proprio in questi comparti che una significativa quota di prodotti italiani rientra nel top 5% del commercio mondiale, dimostrando la capacità del Paese di mantenere una posizione di vertice nei settori strategici per l’economia globale».
Il mercato degli USA: dazi e potenzialità economica
Gli USA sono il mercato con il maggiore potenziale dovuto «all’opportunità di export aggiuntivo stimata in 760 milioni di euro», a causa delle sue vaste dimensioni. «Questo fattore lascia un ottimo margine con il quale è possibile aumentare l’espansione delle esportazioni italiane negli USA, sfruttando l’attrattività del made in Italy rispetto ai principali concorrenti». Nonostante questa potenzialità è fondamentale considerare le difficoltà relative alle politiche commerciali come i dazi che saranno introdotti dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Sono un freno a un’eventuale espansione economica e commerciale dell’Italia, senza dimenticare che si trasformano in una preoccupante criticità per gli sviluppi futuri dell’export. È del tutto evidente che un simile scenario economico alimenta quel clima di incertezza, in grado di rallentare o addirittura bloccare nuovi investimenti delle imprese. Ed è proprio per questo motivo che sarà importante monitorare la situazione nel futuro: queste politiche potrebbero limitare la realizzabilità del potenziale italiano.
Crescita del PIL globale
Se osserviamo l’andamento dell’economia globale possiamo notare, dall’analisi contenuta nel Rapporto, che la crescita del PIL globale «si rafforzerà leggermente al 3,3% nel 2025 e rimarrà stabile a questo livello fino al 2026. L’inflazione continua a moderarsi e la componente “core” rientra negli obiettivi delle banche centrali per la maggior parte delle economie. Anche la tensione sul mercato del lavoro si è allentata, seppure i tassi di disoccupazione rimangano generalmente pari o prossimi ai minimi storici».
Competitività dell’Italia: contesto economico e politico
Nel contesto economico e politico l’Italia registra un vantaggio in termini di competitività nel settore delle macchine industriali ACT. Nel Rapporto si conferma questa particolarità che contraddistingue l’asset economico. «Nell’affrontare lo scenario internazionale – si legge – l’Italia può contare sulle esportazioni a elevata sofisticazione di beni strumentali e, in modo particolare, su quelli che si distinguono per l’alta intensità di automazione, creatività e tecnologia». Il settore macchine industriali ACT comprende 225 categorie di prodotto che si articolano in 12 comparti legati alla produzione di macchinari,. Categorie accomunate soprattutto dall’elevato grado di precisione e da una presenza dell’elettronica sempre più pervasiva rispetto alla parte meccanica. Ma anche dall’agilità nell’adottare soluzioni su misura e da un crescente contenuto di servizi nell’offerta di vendita. «Per la quasi totalità delle categorie di beni considerate (212 su 225), l’Italia esprime un vantaggio competitivo sia in termini di prezzo applicato per la vendita, sia, a parità di prezzo, per le più elevate quantità di macchinari vendute».
Andamento dell’export nel 2024
La flessione dell’export di macchine industriali ACT avviene «nella prima metà del 2024 – spiega il Rapporto – rispetto alla buona performance del 2023. Nonostante l’elevato grado di incertezza, nel 2023 le aziende italiane del settore dei macchinari industriali ACT registrano una crescita annuale a prezzi correnti del 7% rispetto al 2022. Un anno che a sua volta aveva segnato un forte rialzo (+9,4%). I primi sette mesi del 2024 hanno visto una brusca frenata. Un dato che ha portato a una contrazione del -1,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I risultati preliminari dei primi sette mesi dell’anno indicano che il 2024 rappresenta un anno di stallo per l’export dei macchinari. Il dato vale soprattutto per l’importante componente che si rivolge al mercato europeo. Le esportazioni di macchinari dirette verso il Nord America e il Medio Oriente hanno continuato a crescere, con incrementi rispettivamente del +2,7% e del +10,5% rispetto all’anno precedente. Al contrario, l’Asia orientale e l’Europa mostrano segnali di rallentamento, con cali rispettivamente del -6,3% e del -2,5%.
I settori e i mercati
Tra i settori più dinamici si distinguono le macchine per confezionamento e imballaggio (con un incremento rispettivamente del 18,9% nel 2023 e del 6,8% tendenziale nei primi sette mesi del 2024). Ma anche le macchine utensili, robot e automazione (+23,6% nel 2023 e +13% nei primi sette mesi del 2024). I mercati tradizionali europei, come la Germania e la Francia, hanno mostrato segni di debolezza. Le esportazioni italiane verso la Germania sono diminuite del -5,2%, mentre quelle verso la Francia hanno subito una contrazione del -4,3%.
Nonostante ciò, entrambi i mercati rimangono tra i principali per l’export italiano, con la Germania che rappresenta una quota dell’11,2% e la Francia il 6,9%. Più preoccupante è la situazione in Cina, dove le esportazioni italiane hanno subito un forte calo del -9,8%. Con una quota del 4,7% sull’export totale, la Cina rimane comunque un mercato di grande importanza strategica, ma il calo riflette le difficoltà economiche e le tensioni commerciali che stanno rallentando la domanda per macchinari industriali. Il Regno Unito ha mostrato una marcata contrazione, con un calo del -3,5%, confermando le difficoltà del mercato britannico post-Brexit. Anche se il Regno Unito rappresenta una quota del 3,2%, il contesto economico sfavorevole rende più difficile il recupero delle esportazioni italiane verso questa destinazione».
Stati Uniti e Germania: due mercati strategici per le macchine industriali ACT
Ma sempre nel 2024 non può passare in secondo piano la crescita dell’export di macchine industriali ACT negli Stati Uniti, in India e in Turchia. «Gli Stati Uniti – si legge nel Rapporto – hanno registrato una crescita del +1,8% proseguendo il trend positivo già osservato nel 2023. La Turchia ha mostrato la crescita più significativa tra i mercati principali con un aumento del +5,6%, confermandosi un mercato in espansione per i macchinari italiani, con una quota del 4% sull’export totale. Anche l’India ha registrato una crescita importante, del +3,5%, mantenendo una quota del 3,1% sull’export totaۚle».
Non è da sottovalutare il valore economico di Stati Uniti e Germania i quali assorbono poco meno di un quarto dei macchinari italiani. «I principali importatori di macchinari ACT sono rappresentati da Stati Uniti (12%), Germania (10,3%), Cina (6,4%), Francia (6%) e Spagna (4%). Questi cinque paesi assorbono più di un terzo delle esportazioni italiane di macchinari ACT, con una quota complessiva del 38,6%. Se si considerano i primi dieci mercati di destinazione, la quota sale al 54,5%, indicando una concentrazione significativa delle esportazioni italiane verso un numero relativamente ristretto di paesi, con un forte orientamento verso i principali mercati avanzati. Nonostante ciò, l’Italia si posiziona terza per numero di mercati raggiunti, presidiandone il 50,6% di quelli possibili rispetto al 72,8% della Cina e al 53,5% della Germania».
Il ruolo dell’intelligenza artificiale nelle imprese
L’intelligenza artificiale sarà centrale in qualsiasi asset economico: è una tecnologia che agevola i processi produttivi specialmente quando si lavora con un enorme quantità di dati. La scommessa sul rafforzamento della digitalizzazione è indispensabile per aumentare la competitività delle imprese, proprio in vista di una trasformazione tecnologica che vede coinvolte le imprese del mondo. Nessuna esclusa. «Il mercato dell’intelligenza artificiale, in Italia, cresce in misura consistente – evidenzia il Rapporto – anche perché ci si muove su una scala ancora davvero minimale. Nel 2023 ha segnato +52%, raggiungendo il valore di 760 milioni di euro. Occorre considerare che l’Europa investe il 5% degli USA in IA e l’Italia è nelle retrovie europee; il quadro è in crescita ma partiamo da una situazione di grave ritardo. Le PMI fanno più fatica a tenere il passo con l’IA: nel 2023 il 61% delle grandi imprese ha all’attivo, almeno a livello di sperimentazione, un progetto d’IA, mentre si scende al 18% tra le piccole e medie imprese. L’adozione nelle imprese è sostanzialmente stabile rispetto al 2022».