martedì 05 Gen, 2021

I codici classici della moda incontrano la tecnologia

Realtà Virtuale e Realtà Aumentata salveranno l’industria del Fashion

L’industria della moda, come ogni altro settore, insegue i principi dell’innovazione tecnologica da anni. In questo periodo storico più che mai, le aziende di moda hanno percorso sentieri di innovazione tecnologica a tutto tondo. Questa rivoluzione non risiede solo nei processi produttivi, ma è integrata anche nel prodotto finito e nella comunicazione dei progetti finali, fino ad
ora quasi mai digitalizzati.

L’innovazione all’interno dell’industria della moda parte dal principio dei processi di produzione smart, comuni a molte altre aziende, passando dagli smart textiles, capaci di integrare sensori e fibre ottiche che reagiscono a seconda delle condizioni esterne o tramite sensori stimolanti, fino alle tecnologie più avanzate di realizzazione del progetto.

Grazie all’adozione di tecniche all’avanguardia, che gestiscono tutta la filiera produttiva con tagli laser, stampanti 3D e software digitali, l’obiettivo di rendere unico e performante qualsiasi prodotto è presto raggiunto. Questi significativi passi verso un’innovazione tecnologica, rappresentano un processo lento e frastagliato iniziato anni fa e velocizzatosi negli ultimi mesi, che ha subìto talvolta importanti trasformazioni.

A causa della diffusione del COVID-19, anche il settore della moda ha incassato enormi difficoltà e una crisi economica senza precedenti. Per queste ragioni, si è dovuta adattare al periodo storico odierno ed integrare tecnologie sempre più avanguardistiche a velocità mai viste prima. In campo tecnologico e soprattutto del web, secondo i dati di We Are Social e Hootsuite nel mese di aprile 2020 si è registrato un +45% nell’utilizzo dei social e un aumento delle transazioni su e-commerce del +33%, statistiche sempre crescenti, esclusi dei brevi rallentamenti durante il mese di agosto.

In un contesto di continuo cambiamento è necessario però, per le aziende, coordinare saggiamente i propri investimenti digitali e comprendere quali, tra i più avanguardisti, siano da spingere verso il target di riferimento. Una rivoluzione inclusiva irrefrenabile ha guidato quindi le scelte della maggior parte delle aziende che, forse per la prima volta, hanno coinvolto all’interno di un mondo esclusivo per antonomasia, una serie di professionalità e professioni fino ad ora mai prese in considerazione, grazie alle quali è stato possibile dar vita a progetti digitali performanti e fondamentali, ai fini di affrontare al meglio un blackout sempre più difficile e doloroso da sopportare.

VIRTUAL REALITY: un impatto economico decisivo

Negli ultimi mesi più che mai, la realtà virtuale è entrata a far parte dell’industria della moda, permettendo in tempi incerti, di portare avanti progetti che altrimenti sarebbero rimasti in sospeso chissà per quanto altro tempo. In totale mancanza della possibilità di far fronte a scadenze stagionali fondamentali per la sopravvivenza del settore, la realtà virtuale ha ricoperto un ruolo centrale nella simulazione della realtà stessa. Un esempio chiaro ed esplicativo di quanto la virtual reality si sia fatta spazio nel mondo della moda è senza alcun dubbio quello degli ultimi eventi. Le distanze sociali imposte ai fini di prevenire la diffusione del virus hanno intimato, anche al settore fashion, dei limiti apparentemente invalicabili. In un primo momento infatti, gli eventi stagionali del panorama moda sembravano definitivamente cancellati. Parliamo principalmente di scadenze come la Fashion Week, che hanno dovuto adattarsi completamente alle nuove linee guida nazionali.

Queste difficoltà nel portare a termine e comunicare progetti aziendali ha permesso di sviluppare tra le aziende un senso di profondo adattamento, seguito da un successivo sviluppo nel problem solving. L’assenza di eventi come la Fashion Week avrebbe aggravato ulteriormente le condizioni di un settore che già sosteneva il peso di una crisi epocale.

Programmatori e digital designers, i nuovi art director

I codici sono quelli della passerella, con tanto di ospiti avatar sul front row e modelli della collezione uomo-donna. Gli abiti e gli accessori riescono perfettamente a mantenere, anche in digitale, una sorprendente definizione sui materiali e sui tagli.

Un successo spettacolare la sfilata in 3D realizzata dal team di ingegneri americani Emblematic Group, uno dei principali produttori al mondo di realtà virtuale, aumentata e mista, e diretta da Giuliano Calza, designer e fondatore del brand GCDS. L’ispirazione anni ’60 e ’80 e i dettagli iconici, sono gli ingredienti principali per la costruzione di una sfilata del tutto atipica: dal disegno dei look realizzato da Giuliano Calza alla digitalizzazione dei cartamodelli con l’ausilio di costruzioni “mesh” che riescono a far rivivere in digitale la forma, i riflessi e le pieghe dei tessuti, i movimenti e le espressioni dei volti. Un team di pluripremiati registi, giornalisti, designer e veterani sviluppatori di videogiochi, guida il settore nella creazione di ambienti completamente immersivi che collocano l’utente all’interno della scena, permettendo talvolta, se richiesto, di muoversi, interagire e giocare con la storia. Fondata nel 2007 da Nonny de la Pena – madrina della realtà virtuale – Emblematic ha aperto la strada alla realtà virtuale walk-around con il primo documentario in VR presentato in anteprima al Sundance Film Festival nel 2011.

É così che un business di milioni di euro, è riuscito ad imporsi, in questo 2020 che ha rischiato di interrompere bruscamente le dinamiche del settore, grazie a format del tutto nuovi, presentando una realtà ideata a tavolino che potesse sostituire ciò a cui fino ad ora eravamo abituati. Questo l’esempio della sfilata di GCDS, un brand del quale il panorama del fashion mondiale non potrà più fare a meno. Innovazione, tecnologia e inclusione hanno rappresentato l’apice più alto della capacità di risolvere un problema globale, attraverso tecniche digitali innovative e figure professionali fino ad ora ben lontane dal settore.

Moda e tecnologia all’ultimo grido: il trionfo dell’inclusione

La tecnologica per il fashion business apre sempre nuovi scenari e prospettive, realizzando un percorso di inclusione senza prece- denti. “ Attraverso la realtà virtuale possiamo portare i nostri clienti dentro la sfilata, e mostrare gli spazi dei nostri negozi nei minimi dettagli. Momenti di backstage esclusivi, abiti in movimento, dettagli dei tessuti, video a 360° della creazione sartoriale e l’intera collezione nella sua messa in scena originale”. Questo è l’obiettivo di Tommy Hilfiger: migliorare l’esperienza di acquisto attraverso l’innovazione digitale, per condurre anche il pubblico verso alcuni aspetti unici ed identificativi dell’azienda, che collega i consumatori del punto vendita o direttamente da casa, con i più grandi eventi della stagione. Grazie ad un Gear VR, dispositivo per la realtà virtuale di Samsung, anche i clienti possono immergersi nelle sfilate. Una tecnologia applicata anche negli shop, con l’obiettivo di stupire e affascinare i consumatori, proponendo esperienze che ispirano e che offrono ciò che non era mai pensato realizzato prima.

La Fashion Industry ha l’esigenza di investire sul digitale e virtual reality

Il lockdown ha sicuramente portato tutti gli attori della Fashion Industry a un punto fermo. Le aziende di moda dal marketing più tradizionale hanno avuto grosse difficoltà ad emergere e a continuare efficacemente la propria attività in questo periodo, mentre le piccole realtà, quelle native digitali, hanno saputo mantenere la propria identità con l’aiuto della tecnologia. Investire in innovazione tecnologica, realtà aumentata e realtà virtuale per le aziende del settore moda è fondamentale per alcune semplici ragioni:

  • Ampiezza del pubblico di destinazione: gli eventi realizzati in spazi virtuali possono essere fruiti da un pubblico enorme, in ogni continente, diversamente da quelli fisici;
  • Riduzione dei costi: gli eventi realizzati in spazi fisici prevedo- no innumerevoli costi di trasporto, rimborsi, intrattenimento. Le esperienze virtuali hanno un costo fisso di realizzazione che può essere importante, ma allo stesso tempo questo può essere ottimizzato dal grande numero di utenti che vi accedono;
  • Intrattenimento: realtà virtuale e realtà aumentata aumenta- no a dismisura le possibilità di personalizzazione, creando mondi fantastici o realistici, a seconda dell’identità del brand;
  • Viralità: eventi o funzioni virtuali realizzate in maniera professionale hanno un enorme potenziale di viralità, che porta ad accrescere la Brand Awareness, ottimizzando i costi di marketing;
  • Dati: tutto ciò che è digitale permette di ottenere dati analitici di fruizione riguardo a pubblico, utilizzo, preferenze; tutti dati essenziali per migliorare contenuti e prodotti.

Inoltre, l’adozione della realtà virtuale da parte dell’industria del Fashion permette di creare prodotti virtuali indossabili digitalmente e non realmente. Questa possibilità risulta fondamentale per due ragioni significative:

  • Contro la diffusione del COVID-19 i processi di igienizzazione e disinfestazione dei tessuti si sono rivelati complicati e costosi, per queste ragioni, la possibilità di indossare virtualmente un prodotto prima dell’acquisto, potrebbe permettere di saltare questi passaggi;
  • Indossare prodotti in modo virtuale, permette alle aziende di produrli post vendita. Questo semplificherebbe anche le attività di produzione, rendendole sempre più smart. Si andrebbero inoltre ad eliminare tutti quegli scarti che nella maggior parte dei casi, se non riciclati attraverso un fenomeno di Upcycling, andrebbero distrutti e contribuirebbero ulteriormente all’inquinamento del Pianeta.

In conclusione, un percorso di digitalizzazione ben strutturato orienterebbe il business dell’industria del fashion verso nuovi orizzonti, ancora tutti da scoprire, diminuendo le spese e ottimizzando i risultati, oltre a dare un significativo contributo al percorso di inclusione a 360° riconoscendo e inserendo al suo interno figure professionali che, fino a questo momento, erano considerate ben lontane dal mondo della moda.

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