mercoledì 07 Set, 2022

Dalla bottega rinascimentale alla bottega digitale

Dalla bottega rinascimentale alla bottega digitale

Intervista a: Lucia de Grimani | Presidente CNA Impresa Donna Roma Lucia De Grimani

La CNA, Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, nasce nel 1946 ed è oggi presente in tutte le province italiane. Con circa 623.000 associati che danno lavoro a oltre 1,2 milioni di persone, CNA rappresenta e tutela gli interessi delle micro, piccole e medie imprese, fornendo loro i servizi, le consulenze e le informazioni necessarie per sostenerne il successo. Al suo interno sono presenti 47 articolazioni di mestiere aggregati in 10 unioni nazionali e 5 raggruppamenti di interesse. Lucia De Grimani, presidente CNA Impresa Donna Roma, il raggruppamento di interessi che si impegna a promuovere, sostenere e valorizzare la cultura d’impresa al femminile, ci spiega quali sono le sfide, gli strumenti e le strategie volti a rafforzare la presenza delle imprenditrici nel tessuto economico italiano.

Quali sono gli strumenti più efficaci per mettere a punto un’idea di impresa?

“Oggi gli strumenti nelle mani di un’imprenditrice sono veramente molteplici. L’evoluzione della tecnologia ha di fatto permesso una semplificazione ed un’agilità mai viste prima in termini di validazione dell’idea di business.
L’esperienza però ci insegna che la maturazione di un’idea imprenditoriale è un percorso lungo, fatto di fasi, in cui prima di mettersi in viaggio bisogna assolutamente essere sicuri di avere con sé questi tre elementi: il mindset, le competenze e le risorse.
Quando ci si avvicina al mondo dell’impresa, ancora prima di lavorare sull’idea progettuale, credo che ognuno debba riflettere per capire se sia in possesso della giusta mentalità per affrontare la sfida che comporta essere oggi un imprenditore, se sia disposto ad uscire dalla propria zona di comfort e a gestire tutte le difficoltà che un progetto imprenditoriale inevitabilmente comporta. Una volta che si è certi di avere il giusto assetto mentale, il passo successivo è quello di indagare e valutare il grado di competenze, hard e soft, di cui si è in possesso. Ultimo elemento fondamentale è la consapevolezza delle risorse necessarie per svolgere l’attività; risorse che non devono per forza essere solo economiche ma che possono fare riferimento anche al capitale umano.
Fatta chiarezza su questi tre aspetti, è possibile mettere a punto il progetto d’impresa lavorando dapprima sull’analisi del mercato, dei competitor e del target, magari sfruttando i dati ottenuti tramite l’utilizzo di piattaforme SaaS (Software as a service) di social listening. È consigliabile poi testare il prodotto/servizio attraverso la creazione di un MVP (Minimum Value Product, una sorta di prototipo) per avere un confronto diretto con possibili clienti e stakeholder. Il passo successivo prevede l’utilizzo del Business Model Canvas per comprendere meglio la fattibilità dell’idea e del Business Plan per misurare il rischio d’impresa.”

Che ruolo hanno le innovazioni tecnologiche nelle nuove imprese?

La sfida più grande è sicuramente quella di portare valore e di riuscire a promuovere iniziative che possano fare la differenza nella vita di ognuna delle imprenditrici associate.
Oggi siamo nel mezzo di profondi cambiamenti che avvengono ad una velocità di crociera mai vista prima grazie alle nuove tecnologie digitali, e siamo anche nel mezzo di una profonda crisi generata dalla pandemia che ha colpito duramente le donne ma a cui mi sento comunque di guardare con ottimismo. Einstein diceva infatti che la crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché porta progresso.
Il contesto in cui ci troviamo oggi ad operare e a muoverci è profondamente cambiato, non possiamo perciò pretendere di continuare a fare le cose come le abbiamo sempre fatte perchè non otterremo più gli stessi risultati. È necessario avere una nuova visione, aprirsi a nuove modalità di fare impresa sfruttando tutto quello che la tecnologia ci offre e imparando a fare rete, a creare ecosistemi che permettano di essere più forti e produttivi tutti.

Ma in questo momento è proprio la questione delle competenze digitali a creare le maggiori preoccupazioni per quanto riguarda il mondo del lavoro e dell’impresa al femminile. Recenti indagini confermano e documentano una grave carenza di skill digitali da parte delle donne. Mancanza che si traduce in perdita di opportunità di lavoro, in un ritardo pericoloso nell’adeguare e rimodulare le proprie imprese in chiave digitale.
È evidente che il primo passo da fare è quello di mettere ogni donna nella condizione di conoscere e governare il digitale, non solo per contribuire alla riduzione del gender gap, ma anche perché le donne rappresentano un potenziale produttivo sottoutilizzato del 50%: ovvero sono un’enorme risorsa per il paese e l’economia, se messe nella condizione di operare pienamente.

Oggi la conoscenza di tecnologie digitali come il Cloud, l’Intelligenza Artificiale, i Big Data, o anche il semplicissimo e-commerce è in grado di mettere le imprenditrici nella condizione di creare nuovi modelli di business e di dar vita a soluzioni aderenti ai bisogni dei clienti. Queste tecnologie sono la base per creare innovazione nelle imprese e per raggiungere l’obiettivo di uguaglianza di genere perché ne accelerano la crescita, aiutandole concretamente ad avere successo, indipendentemente dalla dimensione, dal settore industriale o dalla collocazione geografica.
Ed è qui, all’interno del contesto digitale, che si inserisce il primo passo concreto che andrò a compiere come presidente di CNA Impresa Donna.

Il 9 maggio verrà presentato e messo in campo, con il supporto della Camera di Commercio di Roma, un progetto che ho ideato durante la pandemia, dedicato all’upskilling ed il reskilling delle competenze digitali e finalizzato alla riduzione del gender gap.
Questo progetto nasce con la volontà di mettere le imprenditrici nella condizione di conoscere, comprendere e saper decidere autonomamente in materia di digitale.

Il progetto “La bottega digitale” nasce su ispirazione della Scuola d’Abaco e della bottega rinascimentale. Per diventare un’artista nel 1400 non c’era una scuola specifica ma si andava “a bottega” iniziando un apprendistato che poteva durare anni. Non si leggevano testi, ma ci si sporcava le mani e si imparava facendo, attraverso quello che oggi chiameremmo il Learning by doing.
Il progetto passa attraverso la creazione di una bottega digitale ed ha come obiettivo quello di coinvolgere le imprenditrici e le figure ad esse legate, in un percorso volto al raggiungimento delle competenze digitali necessarie per essere competitive su mercati sempre più mutevoli.

A partire da maggio si possono presentare le domande per accedere al Fondo Impresa Femminile. 200 milioni di euro tra i 160 derivanti dal PNRR e i 40 già stanziati nella legge di bilancio 2021. Che ne pensa di questa opportunità? E perché secondo lei c’è bisogno di stanziare fondi specifici per le imprenditrici?

“Credo che la scelta di destinare 200 milioni di euro per lo sviluppo ed il consolidamento dell’imprenditoria femminile sia un’azione strategica assolutamente necessaria nell’ottica di realizzare quanto preventivato dall’ONU negli obiettivi 4 e 5 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Inoltre l’imprenditoria femminile è la chiave per un futuro più equo: infatti le aziende gestite da donne promuovono più azioni di responsabilità sociale, sono più attente ai temi della sostenibilità e dell’inclusione, e sono più orientate verso la filosofia aziendale del give back. Numerosi studi confermano che la presenza di un management al femminile porti anche al manifestarsi di quello che viene chiamato “effetto moltiplicatore” ovvero la capacità di un operatore economico di valorizzare i talenti, di aumentare i consumi, l’occupazione e il salario medio del settore in cui opera. È stato rilevato infatti che anche la creazione di un solo posto di lavoro femminile contribuisca a crearne altri.”

Quali sono gli ostacoli che una imprenditrice si trova a dover fronteggiare? In quali aspetti si evidenzia maggiormente il gender gap?

“Osservando con dovuta attenzione la storia dell’industria italiana, si nota che l’imprenditorialità femminile è un fenomeno recente. Le donne, da sempre, sono state una minoranza nel tessuto imprenditoriale del nostro paese perché la società con la sua cultura patriarcale, le ha incoraggiate ad essere esclusivamente mogli e madri casalinghe. Fortunatamente, questa condizione, oggi si sta modificando, sia grazie al cambiamento culturale in atto, sia per merito dei progressi tecnologici che rendono più facile per le donne avviare una propria impresa e anche, volendo, lavorare da casa. Nonostante le condizioni di svantaggio in cui sono state relegate negli anni passati, le donne hanno trovato il coraggio e la motivazione per avere un ruolo determinante nella società: oggi, quando decidono di intraprendere un’attività, lo fanno con grinta e con successo.

Eppure nonostante la forza e la determinazione con cui le donne continuano a combattere per essere autonome e indipendenti, gli ostacoli sono ancora tantissimi: uno su tutti l’accesso al credito. Una recente indagine di Unioncamere ci conferma che il credito bancario rappresenta solo l’11% delle fonti di finanziamento femminile, a fronte di un importante ricorso al capitale proprio. Tutto questo accade perché gli istituti di credito creano molte più barriere alla partenza per le imprese femminili rispetto a quelle maschili.

Come precedentemente detto anche la mancanza di competenze digitali rappresenta un grosso ostacolo per le imprenditrici, non avere il knowledge necessario per gestire strategicamente le tecnologie digitali equivale ad avere una visione limitata della propria attività.

Per quanto riguarda il gender gap credo che l’effettiva disparità tra donne e uomini sia visibile nella differenza di salario: a parità di competenze e mansioni le donne continuano ad essere retribuite di meno. Quello che mi fa comunque ben sperare è la recente approvazione del Regolamento per l’attuazione e integrazione della Legge n.7 del 2021 in materia di promozione della parità retributiva tra i sessi. Il Lazio è la prima regione italiana a legiferare sulla parità di retributiva. “

Ci sono delle tipologie di imprese in cui le donne sono più presenti? perché secondo lei?

“Oggi su 6 milioni di imprese in Italia, solo 1,3 milioni sono guidate da donne, pari al 22% del totale delle imprese.

Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio sull’Imprenditoria femminile di Unioncamere (novembre 2021), il recupero nel ritmo di crescita dell’imprenditoria femminile è lento, ma più solido dopo la pandemia: quasi il 24% delle nuove imprese guidate da donne nasce come società di capitali, tipologia di azienda più strutturata e “robusta” sotto il profilo organizzativo e gestionale.

Si tratta prevalentemente di micro e piccole imprese e le aree a maggior presenza femminile sono il settore del commercio (in cui lavora il 23,7% delle donne), il settore alberghiero e della ristorazione, delle attività manifatturiere, seguiti dai settori di cura alla persona (con un tasso del 53% di imprenditorialità femminile), i servizi sanitari e di assistenza alla persona.

Le donne sono maggiormente presenti in quei settori dove sono state relegate dalla cultura patriarcale del nostro paese, pensiamo semplicemente allo stereotipo, diffuso in tutti i Paesi Ocse, secondo cui le discipline scientifiche sono di competenza strettamente maschile: quanti danni ha prodotto nella nostra società e nell’economia?  

Da qualche tempo però le donne hanno deciso di cambiare la situazione ed hanno compreso quanto lavorare come imprenditrici possa essere la soluzione più efficace per avere il controllo della propria carriera ed al tempo stesso continuare ad occuparsi della famiglia e dell’educazione dei figli, grazie alla maggiore flessibilità e autonomia che si ha a disposizione rispetto al lavoro dipendente. Quello che oggi le donne devono ancora compiere è un ulteriore passo  avanti nel percorso di empowerment, al fine di riconoscere le proprie capacità e sentirsi più legittimate ad intraprendere percorsi di carriera nei settori tecnico-scientifici.”

Scopri subito la nuova edizione di

Tecnologia & Innovazione