lunedì 05 Mag, 2025

Contratti di sviluppo, via alle domande

Sul piatto ci sono 500 milioni di euro per rafforzare la competitività, la resilienza e l’autonomia delle filiere produttive nazionali in settori ad alto valore aggiunto

Nel solco degli interventi strategici previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza si apre una nuova finestra di finanziamento per il rafforzamento delle catene del valore industriale considerate strategiche per l’economia dell’Italia.

Fino al 10 giugno 2025, le imprese possono infatti presentare domanda per l’accesso al nuovo sportello agevolativo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Sul piatto ci sono 500 milioni di euro, gestiti da Invitalia attraverso lo strumento del Contratto di sviluppo, per rafforzare la competitività, la resilienza e l’autonomia delle filiere produttive nazionali in settori ad alto valore aggiunto.

I Contratti di sviluppo sono uno strumento negoziale che favorisce la realizzazione di programmi di sviluppo strategici e innovativi di rilevante dimensione, anche attraverso l’attrazione di investimenti esteri e allo scopo di rafforzare la struttura produttiva del Paese. L’intervento si articola in più forme di agevolazione: contributi a fondo perduto in conto impianti, contributi diretti alla spesa e finanziamenti agevolati accompagnati da un contributo in conto interessi.

Obiettivo e filiere produttive coinvolte 

Lo Sportello sostiene lo sviluppo industriale con investimenti indirizzati a rendere più competitive, integrate e innovative le filiere produttive strategiche per il Paese. Il focus è dunque sulle imprese attive nei settori dell’agroindustria, del design, della moda e dell’arredo, così come nell’ambito del sistema casa, della metallurgia e della siderurgia, della meccanica strumentale, dell’elettronica e dell’ottica.

Allo stesso modo trovano spazio nella misura le filiere della mobilità avanzata, con un supplemento di attenzione all’automotive, alla produzione di treni, navi e aeromobili e più in generale all’industria aerospaziale, comparto in cui l’Italia vanta una tradizione di eccellenza e una proiezione internazionale in espansione. Completano il quadro le industrie chimica e farmaceutica, nella sicurezza sanitaria e nella sovranità tecnologica del Paese.

Tra le attività ammissibili al finanziamento ci sono anche i progetti relativi ai servizi di logistica e packaging, a condizione che siano integrati nella filiera produttiva di riferimento. 

Chi può accedere allo sportello 

Il nuovo Sportello agevolativo del Mimit si rivolge a tutte le imprese, di qualsiasi dimensione e operanti sul territorio nazionale. Possono accedere al bando per realizzare programmi di sviluppo industriale, eventualmente corredati da interventi complementari in ambito di ricerca applicata, innovazione tecnologica, digitalizzazione dei processi produttivi e tutela ambientale.

Sono ammesse sia iniziative presentate da singole imprese, a condizione che il programma dimostri un’effettiva connessione con il sistema di filiera di riferimento e ne rafforzi le dinamiche di integrazione verticale o orizzontale, sia progetti proposti congiuntamente da più imprese operanti nella stessa catena del valore, per stimolare sinergie industriali, partenariati tecnologici e forme avanzate di cooperazione produttiva. 

In un’ottica di riequilibrio territoriale e di rafforzamento della coesione economica tra le aree del Paese è prevista una riserva del 40% delle risorse complessive a favore delle otto regioni del Mezzogiorno: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Viene riconosciuta la necessità di colmare i divari infrastrutturali e produttivi che penalizzano queste aree e in parallelo si punta a valorizzare il potenziale di innovazione e crescita espresso da molte realtà meridionali. 

Presentazione domande: Fino al 10 giugno 2025

Cosa finanziano le agevolazioni e con quali strumenti 

I progetti da finanziare devono essere nuovi ovvero non già avviati alla data di presentazione della domanda. Questo vincolo è richiesto per garantire la reale addizionalità dell’intervento pubblico e per assicurare che le risorse stanziate contribuiscano all’attivazione di nuovi investimenti e non al sostegno di operazioni già in essere. Una volta ottenuta l’approvazione e la conseguente concessione delle agevolazioni, le imprese beneficiarie sono chiamate a completare il programma di sviluppo entro 36 mesi dalla data di concessione del contributo. È prevista tuttavia possibilità di ottenere una proroga straordinaria, che non potrà comunque superare i 18 mesi aggiuntivi.

Le agevolazioni concesse, che si inseriscono nell’ambito dell’Investimento 7, sotto-investimento 2 del PNRR, “Competitività e resilienza delle catene di approvvigionamento strategiche” – e che fanno seguito all’adozione del decreto del ministro delle Imprese e del Made in Italy “Sostegno al sistema di produzione per la transizione ecologica, le tecnologie a zero emissioni nette e la competitività e la resilienza delle catene di approvvigionamento strategiche” – possono assumere forme differenziate in funzione della natura del progetto, delle caratteristiche del beneficiario e della tipologia di spese ammissibili. Gli strumenti previsti sono il finanziamento agevolato, il contributo in conto interessi, il contributo in conto impianti e il contributo diretto alla spesa.

Tipologie di contributi

Il contributo in conto interessi è una forma indiretta di agevolazione. Il beneficiario riceve un contributo che serve a coprire gli interessi passivi di un finanziamento bancario o agevolato già attivato per la realizzazione di un progetto. Questa formula consente di ridurre il costo effettivo del capitale preso a prestito senza dover anticipare grandi risorse pubbliche in fase iniziale. 

Il contributo in conto impianti è un’agevolazione a fondo perduto, concesso a fronte della realizzazione di un impianto, l’acquisto di attrezzature o macchinari o la costruzione di strutture funzionali all’attività produttiva. La somma erogata è considerata fiscalmente una componente del costo dell’investimento e di conseguenza riduce il valore ammortizzabile. Il beneficiario riceve un supporto economico diretto e mitiga l’impatto contabile e fiscale dell’investimento. Nel caso di incentivi come il Piano Transizione 4.0, i contributi in conto impianti sono utilizzati per sostenere progetti ad alto contenuto tecnologico o per favorire la sostenibilità ambientale.

Il contributo diretto alla spesa copre parte delle spese sostenute nell’ambito di un progetto. A differenza del contributo in conto impianti, non è legato solo a beni materiali o immobilizzazioni. Può coprire anche servizi, consulenze, personale, formazione, software, brevetti o spese generali, in base ai limiti previsti dal bando. Questa forma di sostegno si presta bene ad accompagnare startup, microimprese o progetti di ricerca e innovazione in cui la componente immateriale dell’investimento è predominante.

Come accedere ai contributi

L’accesso agli strumenti è regolato dalle disposizioni contenute nel decreto ministeriale del 9 dicembre 2014 – in particolare nei Titoli II, III e IV – che stabiliscono le intensità massime di aiuto applicabili e i criteri di eleggibilità economico-finanziaria. Il tutto nel rispetto della normativa comunitaria vigente e dunque del principio del divieto di doppio finanziamento, sancito dall’articolo 9 del Regolamento europeo 241 del 2021, che impone l’inequivocabile distinzione tra le risorse provenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e quelle derivanti da altri fondi pubblici, nazionali o europei.

In aggiunta, tutti i progetti devono essere conformi al principio Dnsh (Do no significant harm) che impone di evitare qualsiasi impatto ambientale negativo, nonché agli orientamenti tecnici della Commissione europea contenuti nella Comunicazione 2021/C 58/01. Questi ultimi stabiliscono criteri stringenti per valutare la sostenibilità ambientale delle attività economiche, alla luce degli obiettivi climatici e ambientali dell’Unione europea.

Il rispetto di questi requisiti non è solo una condizione formale, ma riflette l’orientamento strategico che anima l’intera architettura del Piano nazionale di ripresa e resilienza: un modello di sviluppo industriale non più basato sulla mera espansione quantitativa, ma orientato verso una crescita qualitativa, sostenibile e inclusiva. In linea con le transizioni verde e digitale in atto su scala europea e globale.

Come presentare domanda

Le imprese interessate ad accedere alle agevolazioni devono presentare la propria candidatura solo in modalità telematica attraverso la piattaforma informatica predisposta da Invitalia. Il sistema per la compilazione e l’invio delle domande è già operativo e rimane attivo fino alle ore 12 del 10 giugno 2025. Possono essere riammesse alla procedura anche le domande di Contratto di sviluppo già proposte in precedenza, ma il cui iter era stato sospeso per esaurimento delle risorse finanziarie disponibili. In questi casi occorre presentare una istanza per concorrere nell’ambito del nuovo sportello agevolativo.

La procedura di selezione segue un meccanismo valutativo a graduatoria secondo un modello meritocratico che premia la qualità progettuale, l’aderenza agli obiettivi strategici della misura e la capacità di generare impatti concreti e misurabili sul sistema produttivo. Va da sé come sia quindi necessario presentare proposte convincenti sotto il profilo tecnologico, industriale e occupazionale. In particolare ricevono una valutazione più favorevole quei progetti che dimostrano un contenuto elevato di innovazione, sia attraverso l’introduzione di processi produttivi avanzati sia mediante investimenti in beni materiali e immateriali ad alto contenuto tecnologico, come definiti negli allegati A e B della legge 232 del 2016.

Talenti tecnico-scientifici per il successo del progetto

Altro elemento decisivo è la capacità del progetto di generare occupazione qualificata, con un’attenzione aggiuntiva al reclutamento di personale in possesso di titoli di studio in ambito tecnico e scientifico.

Sono quindi valorizzate le iniziative con un coinvolgimento attivo delle piccole e medie imprese, per la promozione della creazione di reti e partenariati all’interno delle filiere produttive. 

Infine è previsto un sistema di premialità che consente di ottenere un aumento del punteggio fino a un massimo del 15%, a beneficio di quelle imprese che operano secondo principi di responsabilità e sostenibilità.

Più nel dettaglio sono premiate le realtà che, alla data indicata nel decreto, risultano in possesso del rating di legalità rilasciato dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato (l’Antritrust), di almeno una certificazione ambientale riconosciuta a livello internazionale (come Emas, Iso 14001, Iso 50001) oppure della certificazione per la parità di genere.

A garanzia dell’efficacia e della tempestività degli interventi, la normativa prevede che tutte le agevolazioni, una volta concluse positivamente le fasi istruttorie e valutative, vadano quindi concesse entro il 30 giugno 2026.

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