L’Osservatorio MECSPE fotografa le imprese del manifatturiero come hanno accolto il Piano Transizione 5.0: un leva utile ma ancora poco sfruttata
Innovazione, digitalizzazione e formazione restano i pilastri strategici per la competitività delle oltre 526mila aziende attive nel manifatturiero. Il Piano Transizione 5.0 viene percepito da molti imprenditori come leva utile ma ancora poco sfruttata. Nonostante fiducia e segnali di crescita, le principali sfide restano l’alto costo dell’energia e la carenza di personale qualificato. Sfide che le imprese cercano di affrontare investendo in nuove tecnologie e collaborazioni con ITS e Università.
Questo è quanto emerge dall’Osservatorio MECSPE che offre uno sguardo aggiornato sullo stato di salute delle imprese del settore. Con un focus su digitalizzazione, sostenibilità e formazione, è stato presentato in occasione dell’evento di apertura della ventitreesima edizione di MECSPE, la fiera di riferimento per il manifatturiero e le innovazioni per l’industria.
Il campione di 784 aziende manifatturiere italiane nell’Osservatorio MECSPE
L’Osservatorio MECSPE sull’industria manifatturiera relativo al III quadrimestre 2024 è stato condotto da GRS Ricerca e Strategia su un campione di 784 aziende manifatturiere italiane. È stato svolto utilizzando il metodo CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) effettuato a gennaio-febbraio 2025. I dati sono stati illustrati da Stefano Cattorini, Direttore Generale BI-REX Competence Center, proprio in apertura della 23° edizione della fiera bolognese. Rappresentano uno sguardo aggiornato sullo stato di salute delle imprese del settore, approfondendo temi come nuove tecnologie, sostenibilità e formazione.
L’Osservatorio ha evidenziato che la gran parte degli imprenditori del settore (circa 8 su 10) ha un livello medio o alto di soddisfazione relativa all’attuale andamento della propria azienda, con un livello di fiducia generale indicato come alto da quasi la metà degli imprenditori. Per quanto riguarda il fatturato del 2024, per quasi il 60% delle aziende è stabile o in crescita rispetto al 2023. Il portafoglio ordini, anche se in leggero calo rispetto all’ultimo quadrimestre, è adeguato per quasi due terzi delle aziende, nonostante vi sia un po’di incertezza riguardo al futuro. Incertezza legata a fattori critici segnalati da più della metà degli imprenditori, rappresentati principalmente dai costi dell’energia legati ai conflitti internazionali e al loro impatto. Ma anche dalla difficoltà del reperimento delle risorse umane.
Cosa servirebbe secondo Cattorini, direttore generale di Bi-REX
«Il quadro che emerge dalla presentazione dei dati evidenzia una certa prudenza e alcune preoccupazioni da parte delle imprese». È il commento di Stefano Cattorini, Direttore Generale del Competence Center BI-REX. «In un contesto scosso dalle tensioni internazionali e dagli elevati costi dell’energia, è fondamentale implementare un processo di consolidamento e rafforzamento dei due principali driver di sviluppo del tessuto industriale, ovvero digitalizzazione sostenibile e innovazione, che si configurano sempre più come formidabili leve competitive. A livello macro, il boom dell’Intelligenza Artificiale, in particolare quella generativa, ha aperto e continuerà ad aprire nuovi orizzonti e nuove opportunità. Sarà fondamentale quindi non perdere questo treno e proseguire con il costante lavoro di raccordo tra imprese e istituzioni. Circoscrivendo il quadro all’ambito nazionale – ha detto ancora – il nostro Competence Center, in virtù del suo ruolo di soggetto attuatore del PNRR, avrà i seguenti focus per quanto riguarda il supporto alle imprese. Ovvero innovazione sostenibile, quindi Transizione 5.0; nuove competenze, quindi formazione continua; tecnologie, ovvero AI ma anche tutto il panorama delle Industrie 4.0. Tutti elementi, come mostrato nell’Osservatorio, che rivestono un ruolo cruciale per la crescita».
Cosa pensano le aziende del Piano Transizione 5.0
In questo scenario, i 6,3 miliardi di euro messi a disposizione dal Piano Transizione 5.0 del MIMIT, possono giocare un ruolo importante nell’evoluzione del settore. L’Osservatorio, infatti, evidenzia che 1 imprenditore su 2 giudica positivamente o abbastanza positivamente le misure messe a disposizione del Piano. Senza incentivi, il 68% delle aziende avrebbe ridotto (36%) o rinunciato (32%) agli investimenti. Grazie a questi, i principali benefici riscontrati sono stati una maggiore produttività, un miglioramento della strumentalizzazione tecnologica e un maggior controllo dell’impianto produttivo. Forti di questi risultati, un terzo degli imprenditori ha intenzione di richiedere tali incentivi entro il 2025. Tra i benefici riscontrati dagli investimenti compaiono anzitutto il miglioramento della produttività e della strumentazione tecnologica. A seguire, un maggiore controllo dell’impianto produttivo e condizioni di lavoro.
A fronte di questa parziale soddisfazione, l’Osservatorio fa emergere comunque un 20-25% di aziende che ritiene gli incentivi non sufficienti ma comunque utili. Nonostante il giudizio positivo inoltre, a febbraio 2025, ben il 78% delle aziende ha dichiarato di non aver utilizzato gli incentivi perché non rispondenti alle esigenze. Solo il 15-17% ha utilizzato gli incentivi ritenendoli adeguati. Solo 1 azienda su 3 richiederà gli incentivi nel 2025, ma molte (20%) lo faranno con scetticismo. Il 37% di indecisi suggerisce un margine per migliorare l’appeal degli incentivi. In particolare, con una maggiore chiarezza sui bandi e la necessità di un allineamento alle esigenze delle PMI. Infatti, il 31% di esclusi segnala un mismatch tra incentivi e bisogni reali.
Il commento del MIMIT
«Transizione 5.0 rappresenta una grande opportunità per le imprese per affrontare le sfide poste dalle transizioni gemelle», ha detto al riguardo Raffaele Spallone, Dirigente Divisione II – Politiche per la digitalizzazione delle imprese, l’innovazione e analisi dei settori produttivi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy – «La legge di bilancio 2025 ha introdotto una serie di modifiche sostanziali alla disciplina del Piano Transizione 5.0 con l’obiettivo di facilitare un più rapido assorbimento dei fondi stanziati. In particolare, accanto ad alcune semplificazioni di natura procedurale, è stato ampliato il novero dei soggetti beneficiari. Inoltre è stata prevista la possibilità di cumulare il piano con altri incentivi, anche di derivazione europea. Infine, sono stati semplificati gli scaglioni di investimento e modificato lo schema delle maggiorazioni sul fotovoltaico».
Lo stato di salute digitale
Il principale obiettivo del piano è premiare la digitalizzazione e la riduzione dei consumi energetici, favorendo la transizione dei processi di produzione verso un modello efficiente sotto il profilo energetico, sostenibile e basato sulle energie rinnovabili. Per fare ciò, l’innovazione e la digitalizzazione giocano un ruolo fondamentale, e le imprese si stanno muovendo per implementare nuove tecnologie.
Secondo l’Osservatorio, il 71% degli imprenditori dichiara che la propria azienda ha avuto una crescita digitale nell’ultimo anno, un dato in crescita rispetto allo scorso anno. Tra le tecnologie introdotte primeggiano la sicurezza informatica, la connettività/5G e il cloud computing. Balzo sempre più avanti nel 2025 invece per l’intelligenza artificiale, sempre più imprenditori, infatti, stanno pensando di introdurla. Sempre in tema AI, la maggioranza degli imprenditori continua ad avere opinioni positive a riguardo, con oltre 6 imprenditori su 10 che ritengono che produrrà benefici. Numeri in aumento rispetto allo scorso anno. I principali ambiti in cui le aziende stanno pensando di implementare l’AI al primo posto c’è quello della comunicazione. A seguire compaiono analisi di mercato, controllo e qualità, assistenza e supervisione/automazione di processi. Il dato negativo riguarda gli investimenti in ricerca e sviluppo. Infatti, la maggior parte delle aziende (il 47%) investe in ricerca una quota compresa tra l’1 e il 10% del proprio fatturato e solo una ridotta minoranza investe cifre più alte.
Sostenibilità e criteri ESG
L’innovazione verso l’industria 5.0 passa anche dalla sostenibilità e dai criteri ESG. In quanto a sostenibilità aziendale, quasi 4 su 10 sono le imprese che si definiscono abbastanza o molto sostenibili. Quasi la metà si definisce mediamente sostenibili, sono solo pochi coloro che si definiscono poco o per nulla sostenibili. Questi dati sono un segnale incoraggiante dell’attenzione delle aziende alla sostenibilità, che tuttavia trova ancora limitata applicazione quando si parla di un’azione concreta. Come ad esempio la misurazione della propria impronta di CO2, che ad oggi risulta contemplata solo dal 28% delle imprese, con un altro 28% di rispondenti che hanno intenzione di implementare questo tipo di misurazione entro il 2025.
Formazione e competenze
Il tema della formazione e dello sviluppo di competenze digitali è centrale. Lo ribadiscono i dati sulle principali criticità che stanno affrontando le aziende italiane del manifatturiero rilevati l’Osservatorio MECSPE. Ai primi posti ecco la difficoltà di reperimento delle risorse umane (53%). Per sopperire alla carenza di personale qualificato, sempre più aziende si affidano alla collaborazione con università e istituti ITS, che offrono percorsi formativi altamente specializzati per i settori tecnici e un inserimento immediato nel mondo del lavoro. Il 44% delle imprese intervistate ha già attivato partnership con ITS e Università per introdurre giovani talenti qualificati, evidenziando l’importanza della sinergia tra scuola e industria. Tuttavia, il 31% delle aziende ha dichiarato di non aver ancora avviato collaborazioni, pur avendo in programma di farlo nel prossimo anno. Questo dato conferma il ruolo centrale della formazione tecnica superiore nel garantire alle imprese le competenze necessarie per affrontare le sfide del mercato.
Un altro aspetto chiave per le imprese è la formazione interna: il 61% delle aziende ha già investito in corsi di aggiornamento per il proprio personale, riconoscendo l’importanza di rafforzare le competenze esistenti. Inoltre, il 21% delle imprese ha deciso di puntare sui giovani talenti attraverso accordi con ITS e Università, mentre il 15% prevede di organizzare corsi di formazione nei prossimi mesi.
Rispetto allo scorso anno, è emerso un incremento significativo del numero di aziende che ritengono il bagaglio di competenze del proprio personale in linea con le esigenze di crescita aziendale. Allo stesso tempo, si registra un aumento delle imprese che puntano sulla formazione e sui corsi di aggiornamento come leva strategica per migliorare competitività ed efficienza produttiva.